Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 192

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in minutissimi corpicelli con l’imaginatione in infinito, ma
col senso la sua divisione piglia fine nelli più minuti atomi
che appaiono allo spiraglio del sole: et fu necessario così,
perché la quantità, la quale è termine intrinseco di questa
sostanza, potesse ogni picciolezza sortire, et ogni figura
dalla positura delle particelle constante si transmutasse
secondo il bisogno delle virtù agenti, che in lei si havevano
da inestare. Questo è la materia, principio passivo della
compositione delle cose, et il corpo ad ogni maniera
terminabile et passibile, perché di non corpi così
non si farebbono. Per tanto essendo inerte et invisibile, non
havendo egli attione nella vista nostra, adunque è negro e
tenebroso, ché la tenebra così ad occhi chiusi come aperti
non si vede. Et all’essere della materia non ripugna haver
qualità passiva, ma ben attiva. Ma le cose arse, onde essalò
il bianco calore et fu scacciato il nero freddore, manifestano
la negrezza della materia. Et quando ella non è superata
bene dalla virtù movente né dalla immobilitante, rimasta
in sé stessa, casca a basso al sostegno della terra, come

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