Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 226

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[DISCORSO DECIMOQUINTO]
Dell’attione et passione.
Attione è la diffusione della sembianza dell’agente
nel patiente: il qual bisogna che li sia contrario, perché,
s'è simile del tutto, non patisce da quello, perché l’agere
è un assembrarsi a sé il dissimile, il quale se è simile è già
assembrato. Onde le stelle non ageno nelle stelle ma nella
terra, et ogni contrario nel suo contrario in quanto contrario
è. Dunque la attione è fatigosa, et desidera fine ogni
agente. Il quale essendo con vittoria è gioioso, peroché
l’agente vien moltiplicato et assicurato dal contrario e
torna alla sua libera operatione: però tutti li fuochi in terra
generati tornano in cielo vittoriosi, per moversi gioiendo col
simile loro. Et essendo con perdita, è doloroso per l’opposta
cagione. Dunque la passione è ricevimento della sembianza
d'altri, sia sembianza naturale come la terra scaldata si
fa calda simile al cielo sudante, e l’huomo generato simile
al generante; o sia artificiale, come questa scrittura è simile
alla sapienza della mente mia, et questa tavola simile all’idea
del falegname, et il Mondo simile all’Idea divina.
Quinci si vede che sì come questa scrittura non è simile

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