Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 230

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Possanza, et scaccia adunque il freddo; secondariamente,
entrando attenua et rarefà; terzo, s'egli è possente, move
la parte attenuata in suso verso il cielo et poi l’imbianchisce
et illumina, come le nubi elevate da gran caldo
anchor negre dimostrano; et s'egli è debole, o pur possente
ma rinchiuso che non possa essalar, prima imbianchisce
et poi move la materia superata. Ma perché
in agendo è ributtato dal freddo, - il cui ordine di agere è
prima di raffreddare, et poi di condensare, poi d'immobilitare,
et finalmente d'annegrire -, diventa egli con le sue
conditioni diminuto et impuro, et cose sceme e non pure
o celesti face.
[AVERTIMENTO.
a. Errò Aristotele negando che l’aere e l’acqua siano bianchi,
e negando il colore alli elementi, ammetendo che di cose colorate
non si facciano i colori, cosa impossibile. Pure altrove dice ch'il
fuoco è rosso, altrove biancho, e che la bianchezza dell’aere fa bianca
la neve. Ma nel Libro de colori pone il fuoco et il sole biondo, e l’aere
et l’acqua e la terra bianchi: et è falso, perché la biondezza nasce
della mescolanza del fumo, come si scrive nel Jride, e della bianchezza
del fuoco. E la terra essere nera et opaca è manifesto: l’essempio
ch'apporta della cenere bianca, la quale è terra, è fallace,

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