Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 236

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essalando quella, questo si vien a scoprire. Talché accidentalmente
il caldo, et non volendo, indura et condensa,
cioè discuopre il duro e 'l denso: così come il caldo molto
par che faccia il negro quando lo discuopre, le parti attenuate
et imbianchite da sé cacciando fuora, né lasciando
che dispongano le restanti a bianchezza et a sottilezza,
come sogliono fare i calori languidi, che, non potendo cacciar
le parti date in fuori, restano dentro l’occupata mole, et
meglio cuoceno la terra, <e di essa> generano
più enti di questi nostri, come la primavera manifesta è
generatrice opposta all’estate cuocente et distruttrice.
[DISCORSO VENTESIMOPRIMO]
Delle dispositioni delle seconde materie
nell’atto della generatione a ciascuno de gli enti secondi.
Tutto quello ch'è fra due elementi, cielo e terra, nasce
da queste mescolate dispositioni, perché, se 'l caldo liquefà
la terra, ne fa acqua et altri liquori varij secondo la varietà
del caldo, perché il possente di terra densa fa licori grossi
et impuri s'è dissimilare, et s'è similare grossi et puri; e di

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