Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 259

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solari essala et resta il secco. Non arriva però l’acqua a
cento passi, et se fosse più, non si potria dire ch'ella sia
equale alla terra, come né ancho il sangue è uguale al corpo
humano. La profondità poi del mare in nessun luogo giunge
a mezzo miglio, e quella della terra sino al centro giunge
cinque miglia et cinquecento di mezzo diametro
almeno computato dalla terza parte del suo cerchio, il quale
dalli trecento sessanta gradi celesti per ogni grado ha di misura
sessanta miglia et forse più. Talché la profondità dell’acqua
è avanzata da quella della terra più di dieci miglia
e tante miglia, e la superficie dell’acqua è la sesta di quella
della terra; et se pure la coprisse un miglio, sarebbe nulla
rispetto a lei, e un monte liquefatto fa quasi un mare. Di
più non è egli alto quanto i monti, benché si contenga
per non dividersi, ché ogni divisione è corruttiva (come
l’acque del bicchiero s'agglobbano mentre ponno); o spesso
sia globoso per venti dalla terra coartati. Et facendo la
terra et l’acqua una sfera, andando l’acque tutte
al fondo per la corpolenza, se non si contenessero globbose,
non verso il centro ma verso la circonferenza cascarebbono:
il che non può stare, perché tutte le cose hanno il centro
per basso et il cielo per alto. Onde si naviga et si camina

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