Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 276

Precedente Successiva

un bel digesto licore per i piccioli alle foglie, che subito
in sottilezza non vista si risolve; poi la notte seguendo
a quell’humore un altro per la medesima via, vien dal fresco
notturno unito in manna, sin tanto che il sole del
mese di giugno havrà fatto svanire tal humore, quando
cessa a cogliersi. Per questo se s'intacca il frassino la
sera, n'esce una gomma dal corpo la notte, ch'è manna:
onde si prova che viene da dentro et non dall’aria, perché
gli arbori vicini la riceverebbono anco, et le pietre, se indi
cadesse. Il miele anchora è succolenza di parti
qualificate al nostro gusto composta, uscente dall’interno
de i fiori per opra del caldo, che li compone della parte
più pura et fumosa ben digesta. Onde però tutti i fiori
hanno dell’odoroso, et succhiati rendono sapor di miele.
Quinci l’api lo raccogliono et serbano per la vita loro.
Per questo si veggono ne i luoghi coperti anchora, dove
dall’aere miele non si stilla, haver la parte interna melata
essi fiori, sì come i fichi mandano fuor della buccia il lor
miele, parte più pura d'essi. Onde non tutti gli arbori
ma alcuni, et non in ogni luogo se non aprico et piacevole,
né in ogni tempo se non di maggio et giugno
manna scaturiscono, et altri col frutto et fiore miele producono.

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche