Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 331

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tenche fan manifesto. Commandò poi Dio che si facessero
animali più perfetti, lontani più che i predetti dalla natura
delle piante, perché in fabricar la statua sua non
liceva caminare da estremo ad estremo senza mezzo: in
tanto che i cavalli, le balene, l’aquile e liofanti volle che si
facessero in mare et in terra, mossi da uno spirito più copioso
et robusto, et di maggior artificio dalla forza dotato,
et partecipe più di Senno et d'una materia più ben trasmutata
et variata di quella della terra madre. Onde bella
cosa era a vedere et vagheggiare queste machine animate.
Perciò Dio le vantò come belle et buone et non cattive,
come pensa chi non conosce il loro fine et uso et la somiglianza
et differenza tra loro et col tutto. Sì che si fecero
in mare tante cose quante si fanno in terra dall’arte
e dalla natura: et pesci-vescovi si vedono, et calamari,
pesci-loriche, catene etc.; et in terra si fecero quante cose
sono in cielo. Et quante vi sono in cielo poi vi sono in Dio
più eminentemente, seminator dell’essere, del potere, del
sentire et dell’amare: cose più note a noi ne gli animali
nostri consimili che altrove, de i quali n'ha fornito tutte le
regioni, secondo il bisogno de gli huomini et lo comportamento
di quelle et la bellezza del Mondo d'esser cercata
per le strade fatte in mare et in terra da Dio, accioché
d'ogni cosa partecipassemo egualmente.

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