Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 343

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et informe, d'onde facendo impeto più si diffonde quella
in molte fila per le parti viscose, che si pertugiano et
tendonsi senza rompersi. Et di queste quelle dentro alle
quali lo spirito corse, che li fondeva copioso, restaro forate
chi più chi meno (queste si chiamano vene et arterie), et
quelle dentro alle quali corse ventosità con lo spirito inspirante
dal principio loro, allargandosi più, furono budella
et arteria vocale. Ma le più unite di molte fila composte
furo nervi. Le pingui anchora si stendono più
presto, ma si rompono anchora in qualche luogo, et alquanto
più s'indurano per lo piegare che fa lo spirito delle parti
tenaci soprastese alle pingui: onde si fanno ossa, sì che non
disciogliano la compositura. Perloché da una certa viscosità
nelle giunture sono coverte che non scappino, ma
restino come fondamento et firmamento della statua. Sopra
i quali, nervi arterie vene et membrane si stendono; et poi
di carne s'empiono, come dirassi, in finimento d'essa. Ma
quella prima massa d'onde cominciaro a tendersi questi
canali, e d'onde tutti hanno origine, nervi et ossa, arterie
et membrane - le quali anchora si fanno del medesimo
viscoso sparso in piano, come la cote di sopra sparsa
di addensata viscosità pure si face -, diventò capo e testa
di tutto il lavoro, sendo la prima parte universale. Così

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