Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 346

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s'indurò alquanto, sendo della sua sottilezza dalle vene
attratta spogliato, et si fè fegato, tutto simile al sangue
guagliato. Cocciendosi dentro il fegato il sangue, la
schiuma bruciata fece un'ampolla detta fiele, il qual tira
et si nutrica di tal liquore detto collera. Et la feccia del
sangue caminò più oltre verso la sinistra del ventricello, et
quivi si quagliò et fece milza. Ma la parte pura, per una
vena grossa - detta porta - sparsa con molti
rami dentro la ventraia et sopra l’intestina, solamente
andò a nutricar le viscere inferiori; et prima che si facessero
queste viscere, il sangue corse per una grossa vena - detta
cava - in suso in mezzo il petto, dove scendono dalla testa
alcune fibre et ventricoli insieme con l’arteria magna et con
essa vena cava appoggiata sopra le congiuntioni delle coste
sopra le vertebre, et si sparse in mezzo a loro il detto sangue
attaccatosi con quelle membrane, che dentro lui si veggono.
Hor che s'è fatto cuore da carne soda e densa per lo
battimento del caldo, tira il cuore - come avvenne da principio -
il sangue della vena cava, ch'entra nel sinistro fonte,
mentre ei s'allarga tirando le fibre diritte et
allargando le transverse, delle quali è tessuto: sì che aprendosi
il cuore, per non restar vacante il fonte, vi entra il

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