Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 353

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un canal grosso detto esofago, composto di fibre rette e transverse:
il qual contrahendo quelle et allargando queste,
<attira il cibo, stringendo queste e> stendendo quelle, lo
transmanda nel ventricolo, parte sua più larga, orbicolare,
sottoposta al fegato sotto il setto transverso derivato dal
setto paro, <e sospesa ai nervi emananti dalla sesta coniugazione>
che gli donano senso et moto, et conspersa
di vene et arterie che dentro l’utero gli davano
nutrimento et di fuori da lui lo ricevono, perché lo spirito
in lei cuoce il cibo. Onde per ritenerlo è intessuto di
fibre oblique, di dritte e transverse per tirarlo et cacciarlo
- doppo che l’ha macerato - in altro canale continuo
a lui, in molti ravvolgimenti piegato, in una parte
pendente - dal destro lato - et elevato alquanto su di esso
ventricolo, perché il cibo non li cadesse senza sua volontà.
Et da questo si deriva verso sinistra un'altra parte di canale
sempre digiuna, perché l’humore amaro che dal fiele a lui
si getta fa che si stringa, et per scacciar l’amarezza ne
trasmanda il cibo in un lunghissimo et stretto canale in
più giri ravvolto et in molti seni distinto, attaccato
tutto con membrane piene di grasso, pendenti dalla

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