Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 356

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alla vessica urinaria, posta nel fine della ventraia, nata
dal peritoneo et dall’ossa delle coscie (membrana che cinge
tutta la ventraia, dove stanno l’intestina, fegato
et milza). La qual vessica, quando è piena, gravando stimola
lo spirito che s'unisce, e tirando le fibre lunghe, et le transverse
allargando dalla parte dinanzi e dalla parte di dietro
stringendole, dà essito all’urina in una buca per un canale
che corre alli genitali, doppo uscita la creatura dall’utero.
Ma innanti manda l’urina per un'altra buca che fa canale
verso l’ombilico, d'onde uscendo s'allarga dentro la prima
et seconda membrana che contiene tutta la statua; et questo
si fa perché, uscendo dal genitale l’humor salso, non bruciasse
la tenera carne. Per lo che fu provisto anchora dal
Senno che si nutrisse senza far sterco: et però
è che '1 sangue della femina non passa per il ventricolo
et per le budella, dove habbiano da restar feccie da cacarsi,
immediatamente se ne va al fegato per l’ombilico, et quivi
cotto si distingue in cenere schiuma feccia et sero, d'onde
si fanno i già detti vasi et nutricano; et la parte pura serve
alla compositione del fegato, cuore et carne, meglio purificata
che non è nella femina. Dunque poi dal fegato la parte
buona si spande per le vene, per nutrire il corpo tutto. Et
nel cuore stanno due fonti pieni d'esso sangue, acciò mancando
il cibbo sempre stesse come granaio a nutrire i spiriti

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