Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 361

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cetterbero. E la spina, fondamento della statua, dalla testa in
loro deriva et ha dentro 'l cerebro fuso dalla testa. È l’ultimo
a morire il cuore, perché ha fibre e tuniche piene di spirito, che
non può uscire subito: ma s'è visto huomo morire da poi che s'aperse
il cuore. Né la coda della lacerta perché more l’ultima nasce la
prima, perché questo a lei aviene perché ha i nervi stretti, donde
subito non può uscire lo spirito, sendo corporeo, come dagli altri
larghi: ché essendogli tagliato il capo pur si move sin tanto che
esce lo spirito. Il che non averrebbe se fosse incorporeo, come pensano,
et uno in potenza e più in atto, come vanamente parla
Aristotele, perché non sa che dice.
b. Mentre cerca uscir lo spirito fa l’ampolla della
testa, e non mentre cerca occultarsi, come Galeno affirma malamente,
essendo proprio dello spirito l’eshalare fuor della strittura.
E 'l celebro è di monticelli e globi composto, fatti da lo elevar
del seme, facendo impeto lo spirito ad uscire.
c. Il grosso si pasce del liquido, come il seme della pianta della
sua polpa.
d. Son larghe le vene nel fegato e l’arterie nel cuore, non
perché da essi traggono origine, come Galeno afferma, ma perché
s'allargano a succhiare dopo che da la testa derivaro, come rivo
nel principio piccolo dopo s'ingrossa. Sendo queste parti bianche
et essangui, non ponno da le rosse e sanguigne nascer, come dice
Galeno contra Aristotele bene, e per consequenza contra sé stesso
in libro De semine.

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