Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 377

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[DISCORSO DECIMO]
Dell’odorato.
Considerò poi il Senno che, ammettendo le cose nella
lingua per provarle se son buone alla vita, le cattive
et velenose potevano far gran male; et che, cominciando
i cibi a putrefarsi, non perdono di subito il sapore,
laonde ponno ingannar l’animale, che le divori et s'ammali;
et che le buone cose da lontano et nascoste non si sentivano;
et che la lingua, ingombrata nella sua spongiosità
d'humori amari, veniva ad infettare il cibo sminuzzato con
l’amarezza, onde sendo buono può parer malo. Però volle
che si facesse un'altra via di sentire le cose, prima che alla
lingua s'ammettessero. Sicché fece il naso con le sue
narici, che per due buchi manda l’aria al cuore, et per un
osso spongioso depurasse l’aria et l’ammettesse sin al cervello
per ventilare et nudrire lo spirito, et insieme
con lei la sostanza sottile delle cose onde le giudica prima
del gusto. Dunque disse Egli: «Facciati questo instrumento
guardare a basso, perché dalle terrestri cose, onde l’animale
si nutre, continuamente essalano in cielo parti sottili et
calde: le quali, entrando al naso fin dove l’aer natio dello

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