Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 384

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[AVVERTIMENTI.
a. Se le cose odorose si mettono sopra il naso, benché vicine,
non si sente l’odor loro, perché va in suso, essendo sostanza sottile.
Ma se si pongono sotto, benché lontane, odoranno, perché eshalano
in suso et s'incontrano al naso, che guarda a basso per providenza.
b. Aristotele dice che l’odor si fa di elementi non odorosi:
onde si conchiude che si faccia di niente, poiché niuno dà quel
che non ha. È falso ancora mentre dice che si fa del secco et humido
saporoso, con Platone, perché il sapor dal caldo viene, come provammo,
e non dall’humido e secco, qualità passive. Similmente
se l’odore è attivo, come si esperimenta, non può da questi venire.
Di più molte cose amare hanno odor suave, come l’incenso et alcuni
fiori, dunque non è rispondente a sapori, ma più tenue sostanza.
Errore è ancora dir che l’odore sia l’humido aereo e secco igneo,
e 'l sapore sia humido acqueo secco e terreo, come Aristotele pur
dice altrove, perché l’humido e 'l secco non son attivi; anzi il fuogo
con la terra fanno grandi odori nelli incendij, ove ella
si fa di tunce e solfo. Dunque lo odore vien dal caldo, et è caldo
in sostanza sottile eshalante. Dice poi Averroè con lui che l’odore
sia specie intenzionale e non sostanza reale, perché odorando il
pomo e la rosa mancarebbono; e l’avoltoi vennero alla guerra di
Troia di 500 miglia all’odore de cadaveri, sin dove non potea arrivar
il vapore. Ma io veggio manifestamente che le cose odorose fregate

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