Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 422

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ma dal sole. La mente humana avviva dunque il composto,
et l’operationi sue rende perfette; ma perché s'ella
facesse tutte l’operationi, da per sé patirebbe la machina
(essendo solo contemplatrice di Dio suo Creatore, onde
mai di sapere et volere si satia, e sopra il sole et sopra
il cielo in infinito intende, per mostrare ch'ella
al sole et a gli elementi non è soggetta né di loro è fattura,
poiché nullo effetto si leva sopra la sua causa: talché contemplarebbe
solamente et sprezzarebbe il corpo né lo nutrirebbe,
come spesso fu rapita in estasi divina o in altro
studio), per questo volse Iddio che niuna opera naturale
ella facesse, né cosa alcuna imparasse se non dallo spirito
corporeo, perché s'ella di quello per sapere et imparare
non havesse bisogno, lo disprezzarìa per amor delle cose
divine et non l’essaltarìa con persuasioni al bene eterno.
Di cui la parte mortale non è capace da per sé: onde gli
animali non contemplano che cosa è Dio et gli
Angioli et le parti belle del Mondo, perché nessun ente
s'appiglia a quelle cose che non gli convengono et gli sono

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