Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 430

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non ponno aggrandirlo, et malamente lo fanno; ma nel
fin del sonno, essendo già ristorato lo spirito, ritorna fuori
a vigilare, et la dilatatione de i polsi è più spessa et
grande, e 'l suo batter gagliardo et onduoso, sendo egli
molto doppo il ristoro. Talché il sonno per cuocere il
cibo è più atto, et la vigilia per distribuirlo et purgar gli
escrementi. Converte lo spirito in sé stesso la parte sottile,
et la grossa feccia manda fuori per il naso, per l’orecchie
et per gli occhi, che gli servono per tante fogne, nonché
per sentire. Il grosso escremento per le costure
dell’osso et per li pori esce alla cutena, et s'indura come
herba in pelo.
[AVVERTIMENTO
a. Il sonno nasce dalla fatica e dal vapore che occupa la testa.
Aristotele dice che i fumi della testa congelati cascano sopra il cuore
e lo rendono stupido, e dorme. Error grande, perché il cuore non
dorme mai e nel sonno più si muove; né ci è via per dove i fumi

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