Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 435

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il seme paterno o materno, aila madre o padre più assomigliano
i bambini, o alli parenti, o alli strani, sendo variata
la temperie di essi semi per la meschianza et per nudrimento,
et per l’imaginatione alle volte de generanti che
trasfondono lo spirito col seme affetto dell’imaginativa
loro. Il qual poi secondo tal idea uscito fuori, non subito
si nutrirà d'ogni cibo, ma di quello ch'è simile a sé, cioè
tenero et molle. Et perché di seme bianco son fatte l’ossa
e nervi e tutte le parti bianche et essangui, e di sangue
di femina si fan le sanguigne et rosse come carne fegato
cuore, si nutrica di cose alle sue parti simili.
E questo è il latte dell’animale, il quale si fa del sangue
puro onde pria si nutriva il feto, tratto poi alle mammelle
con arte divina, che hanno corrispondenza con
l’utero: dove essendo più cotto dall’arterie et vene et fibre,
s'imbibisce ne lattaruoli et si fa bianco, et poi vien sugato
dal fantolino guidato dal consiglio dell’Idea prima. Et
ogni animale nato si volge a succhiare qualche cosa dalla
madre, come le piante dalla madre terra. Ma gli animali
nati dentro l’uova, li quali si trovano distaccati dalla madre,

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