Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 455

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è raffreddato, né il moto se non è mosso. Dunque il sentire
è un essere dalle cose tramutato. Et si fa
con gusto quando è in meglio, con disgusto quando in
peggio e subbitaneamente, perché facendosi a poco
a poco la mutatione, come si fa la fame (mancando di
passo in passo le parti del corpo, che poi desiderano
empirsi), non si sente dolore. Né anche gusto c'è quando
è restituito di passo in passo alla sanità, come nelle ferite
sanate s'esperimenta, ma sì bene quando si fa presto la restitutione
alla natura, come il calor blando fa alla mano fredda,
e il cibbo saporato alla lingua, et la ferita subbitanea
nella carne. All’incontro, perché l’animale consta di moderato
temperamento, dal blando calore et blanda melodia
vien conservato o disposto a conservatione, et
dal troppo caldo et soverchio suono vien distrutto et disposto
a destruttione, alienandosi dalla propria temperie.
Non è per natura quel che appare al senso: et ciò si conosce
per il senso altrui et proprio, perché il suono del tamburro
a un ammalato dispiace perché vien battuto da quello
assai il suo poco spirito, et ad un sano e forte piace perché

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