Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 490

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universali bisogna imparar bene; onde a chi non ci crede bisogna
ricorrere a mostrargli i particolari et far induttione; et quando
è incerto alcuno degli universali, ricorrere all’esperienza de particolari;
et chi intende o si ricorda et investiga et è dubbio, ricorrere
al senso per accertarsi. Dunque tutta la scienza humana
sta nel senso: non ne gli organi, ma nello spirito sentiente per
loro, il quale è atto a ritenere et conferire quel che
apprende una volta. l’imagini non sono figure, ma moti di quelle
nello spirito fabricati a somiglianza d'altri; laonde chi non ha
simile non può essere imaginato se non è visto.
c. Quando fingiamo un monstro accoppiamo più moti insieme,
o dividiamo uno in più parti.
d. Pure mentre si perde il discorso o l’imaginativa o la memoria
si debilitan tutti insieme, perché son tutti del medesimo spirito:
ma non egualmente, per le raggioni del testo. Onde fallì Galeno,
che pensa esser tre cose, et più i Peripatetici che li donano diverse
camere nel cerebro, poiché solo la turbatione dello spirito può guastarli.
e. Così le mosche per la sottilezza non hanno
memoria, ché in loro imagine non risiede. Et Aristotele mal concluse
che 1'imagine non sia senso, per questo essempio, né intendenza.
Né perché l’imaginativa apprende le cose lontane et il
senso le vicine, sono due cose, ma due atti d'una cosa.

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