Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 506

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vincolo tra il corpo e te: ché basterà solo l’amor divino
con la credenza in me a far che tutti li spiriti ben
operino, se li renderai amanti della mia bellezza, la quale
in me è per essenza. Et seminai il volto della mia imagine
per il Mondo, talché, per tal bellezza operando, ogni
cosa farai bene e degna di premio mio. Se poi s'innamoreranno
del ben caduco e delle bellezze partiali, godendole
come fine et non usandole come mezzi a conoscere me, e
tu ubidirai al loro amore, sarà gran male per voi. Et
accioché tu non dichi non poter corregerlo perché
sia troppo bestiale, io li darò, per via del discorso guidato
dal desio del bene, le virtuti animali obedienti a te, sendo
da te persuase col senno mio che sei la mia imagine et
porti le potenze da ricevere la gratia, che ti fa operare
non solo bene ma con merito eterno, non essendo tu atterrata
dalla prudenza sensitiva che guarda a i beni piccioli».
Et ciò detto, lo spirito cominciò a conoscere che il
bene che pare non è tutto bene, ma tiene del male misto
nascoso o manifesto (onde le bestie anchora fuggono dall’acque
macchiate e dal cibo spinoso); et che si deve agere
per il futuro et per il presente (onde esse congregano per
l’inverno mediante la prudenza, et quando ha
da venir pioggia la preveggono per il freddo o nuvolo, o
magnano acciò siano provisti i loro ventri per quando non

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