Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 522

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sapere che prescrive quanto basta alla necessità è la
virtù detta sobrietà, gran parte della scienza medicinale.
Dice il tempo del magnare essere quando vien la fame
nel corpo sano, et nell’infermo quando la virtù non combatte
con il morbo. Et dona cibi grossi a chi si fatiga il
corpo, delicati a chi l’ingegno essercita, et sempre più che
manco cibo intromette. Et di estate, nella vecchiezza et
nell’infantia, cibi pochi spessi et molli commanda, et nell’inverno
et nella giovanezza assai et grossi, et
ne i mezzi tempi et età compartitamente. l’opposito
vitio è ingordigia detto, il quale è dar a magnare assai
et senza tempo. Et ne segue la crudità dell’alimento, la
quale si fa per l’impotenza del calor natio a separar le
feccie dal buon humore, et poi a purgare esso humore
fatto sangue dalla schiuma, dalla feccia, dalla cenere et
dalle fuligini: perloché, sendo portato alle parti nutribili,
viene ad empire i loro meati di escrementi, et soffogare
il calor natio che in loro si ritrova, et nudrire tutti mali
che si fanno nelle giunture et nelle parti deboli. l’altro

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