Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 123

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boni con precetti santi, ma poi a chi transgredisce è necessaria la
sferza, come s’usa con bruti. Sul principio la Chiesa giudicava in
palese di tutti peccati, perché la confessione era publica. E questo
desiderava Socrate nella Republica, che ognuno senza aspettar testimonij
et accusatori che l’astringano, andasse da sé a confessare il
delitto e pigliar la pena, e non a forza, come i bruti; ma poi l’erubescenza
et enormità de peccati ci ritirò alla confessione secreta, e
tribunal secreto, onde par la potestà sacerdotale diminuta a questi
theologi venduti. Ma in vero questa è la suprema. Di più li prencipi
secolari puniscono ad vindictam, et la Chiesa ad medelam, come
volea Platone, perché li peccati fatti non ponno esser già non fatti.
Ma perché il peccatore o altri col suo essempio più non pecchi, si dà
la penitenza. Di più li prencipi non ponno assolvere l’huomo dal
peccato, né dichiararlo assoluto poi coram Deo, e questo hanno li
sacerdoti, che è cosa divina. Dal che si vede che son mediatori tra
Dio e gli huomeni, dunque precedono a tutti gli huomini e, come
dice Ambrosio, né imperatore né re può aguagliarsi ad un minimo
sacerdote. E Basilio imperatore nel concilio ottavo: noi non possiamo
mai essere eguali al sacerdote, perché la pecora mai al pastore
può aguagliarsi. E il medesimo disse Costantino et Carlo Magno.
Dunque sendo il sacerdote giudice sopra il peccato, degli occulti in
occulto, de manifesti manifesto, ut coeteri timorem habeant, come
dice san Paolo, et usò contro l’incesto del corinthio, et essendo pur
giudice, medico, e mediatore, ne seguita che la sua potestà precede a
tutte le altre et che, quando erra l’imperatore o altro prencipe, può
riprenderlo o in publico, o in secreto, secondo la condition del peccato:
et quando fa peccar gli altri, e consuma li popoli con zizanie e
peccati enormi, può gastigarlo come il pastore le pecore, e con la
correttione, e poi con la forza, e per poter far questo era necessario
che havesse potestà universale et assoluta, in spirituale e temporale,
sendo Christo sufficiente legislatore. Dunque quando disse: Quodcumque
solueris aut ligaveris
etc, e Pasce etc, donò ogni potestà che si
ricerca al governo dell’universo, e di far leggi, e guastare, ponere, e
deponere prencipi, e quanto ci è bisogno ad aedificationem corporis
Christi
, come haveva predetto del Messia ogni profeta, et Hieremia:
Ut evellas, et destruas, aedifices, et plantes. Christo mai non limitò
questa potestà con glose tali, ma secondo fu profetata universale,

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