Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 73

Precedente Successiva

et egli solo è atto a sentir quel particolar senso dilettoso per la
spongiosità della sua carne e mordicace calore che per lui passa e
addolcisce. Devea anco dare al ventricolo il senso della fame e della
sete, poiché solo in lui si fa, e non negli occhi e negli altri organi.
Di più, quando l’uomo vede un pomo, pur nello stesso vedere
sa che ha sapore e odore; dunque quello spirito stesso che vede,
odora e tocca e gusta; altramente conferir insieme gli oggetti d’un
soggetto non potriano e sariano come io e tu. Aristotele s’accorse
di questo argomento, e però disse che non basta mettere cinque
sensi, ma è necessario aggiungere il senso commune, che nell’anteriore
cella del capo alcuno di loro pone, altri nel cuore; poiché
dice che il senso commune è quello in cui consentono tutti
sensi, e conferiscono tutti gli oggetti insieme, et egli sta come centro,
et essi sensi come linee dal centro a circonferenza tirate.
Bella similitudine, ma non quadra a’ detti suoi, perché se li sensi
son forme affisse alli organi, non potrà mai insegnarsi in che modo
corrano dentro al senso commune e uniscano gli oggetti quando
insieme vedemo, ascoltamo e gustamo; e come si ponno partire
e tornar le forme nunqua egli dir potria, ma a noi è facile metter
uno spirito senziente da tante cose immutato in diverse parti
sue insieme continuate per tutto il corpo, il quale, quando tutto o
la maggior parte s’unisce in un organo, poco è negli altri e mal sente
altrove.
CAPITOLO 18
Che l’anima non sia forma del corpo,
ma signora altri che la mente umana

Le tante sopradette ragioni manifestano ancora che l’anima senziente
non sia atto o forma di corpo organico potente usare operazion
vitali, come Aristotile la diffinisce, poiché si è provato che
camina di sensorio in sensorio e dalle parti esteriori alle interiori,
e che è corporea, mobile e tenue, non affissa all’organo, ma sta come

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche