Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 101

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in quanto escono da quella non son christiane, e così noi christiani
espliciti non siamo christiani in quelli atti in che dissorbitamo
dalla ragione. /Dunque il Mondo ha sola una legge in
tutti mortali: ma noi giocamo alla cieca e non ci avvedemo,
perché quelle leggi e riti che son contra ragione non sono
leggi, ma abusi e regole torte.
E Christo si incarnò per farci
vedere meglio con fatti e dottrina la legge naturale universale.
Gran stupore è che, vogliono o non vogliono, gl’huomini son
sogetti a Christo, cognito o incognito. Dunque è nullo l’argomento
della varietà delle leggi, perché le positive son specificatione
et applicatione della medesima prima lege naturale, e
la lor varietà non ci fa irragionevoli né non christiani.

Predicò di più Christo un regno celeste e donò per guardia
della legge l’amor e timor di Dio, e pene e premi dopo la
morte, talché in publico e privato providde di far un giardino
di virtù, che tutte son leggi e discacciamenti di vitii tutti contrarii
alla legge, che è ragione madre e nutrice di virtù, pendente
dalla prima ragione essentiale verbo di Dio:
questo è
Christo, e se minimo vitio lasciava, non era Dio né legge divina,
ma humana, e purgando il mondo di tutti vitii, non può
restar se non la legge di Christo, giardino di tutte virtù etc.
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Mi può dir alcuno, come i macchiavellisti, che Christo
formò una repubblica come quella di Platone, che non si può
trovar nel mondo, poiché nulla repubblica può prohibire tutti
i vitii, né commandar tutte le virtù.
E Christo ci aggiunse
cose nelle quali la republica non può sossistere, come il non
giurare, il non giudicare, il non litigare, ma ceder il mantello
a chi ti dimanda la gonnella; non vendicarsi dell’ingiurie, ma

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