Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 126

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contra il Re suo, e di un populo schiavo con prodigii far un
regno nobilissimo, e scacciar tanti popoli dal nativo seggio; e
Ciro e gl’altri si fondaro nell’arme naturali del populo loro
libero, ma di più ha fatto una legge tale che tutto il mondo
hoggi crede che sia da Dio, e li hebrei e li christiani e maumettani,
turchi, persiani, mori, arabi, tartari, Cataini, e da
tutti è riverito come discepolo e messagier di Dio, e per difender
la sua legge ognun vuole morire, e si tiene beato, e dal
lignagio di Abramo suo ciascuna si gloria havere dipendenza, e
del principio e progresso del mondo fino al diluvio almeno
egli solo è scrittor divino e certo. Ma Ciro è tenuto per niente
anche nel regno di Persia suo nido, ma ivi regna Macone, e
Mosè e Christo son tenuti per profeti.
Ma lascia Ciro, e piglia Alessandro Magno e Cesare, che
furo assai più grandi heroi che Ciro: non ponno in cosa alcuna
star in paragone di Mosè, e nelli loro regni Mosè hoggi
comanda, e le leggi di Cesare e di successori suoi furo ammendate
e corrette da christiani, et a Christo serveno, et a
Mosè credeno e cedeno.

/Se dici che furo larve et inganni li miracoli e la divinità,
perché tu Macchiavello e li tuoi discepoli non fate li medesimi
inganni per farne stati miracolosi, poiché per questo ogni
cosa vi lece, e questo è il vostro studio? Dunque l’inganni
vostri son di fanciulli, che subito si scopreno.

Pur Zamolsi, Pittagora, Numa, Minos et altri tali si finsero
ambasciatori di Dio, anche Ciro, et Alessandro figlio del Dio
Ammone, e nondimeno non ci è chi loro creda, e furo dopo
Mosè; dunque Mosè ebbe più cervello anche in politica tua, o
astuto e falsario Macchiavello, e di Macone e di Cinghi vedrai
quel che fu di Hercole e di Apollo, falsi Dei, e di fingitori, ut

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