Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 145

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un capo di Macone pur terribile, che durerà tre anni e
mezzo, et il macomettismo tanti anni quanti giorni son questi,
e di ciò libro particolare farò.
E dico ancora che del
Mondo novo parlò Christo, e le Sibille e Seneca e Platone
nell’Atlantico, e che «alias oves habeo, quae non sunt ex hoc
ovili, et illas oportet me adducere» non si intendea solo delli
gentili di questo emisfero, ma dell’altro emisfero, di cui pur
santa Brigida accennò, che inanzi la venuta dell’antichristo si
havea a riempir di fede.

Se miri poi alla fede de le genti, la trovi intollerabile, e la
più stolta et empia è di quelli che adorar per Dei le creature
più vili di sé, come gl’Egittii savii il vitello, e l’ibice, e ’l cocrodillo,
e li Chinesi la lucertola, et altri le pietre e simili bruttezze.
Questi sono inescusabili, tosto che sanno parlare, perché
non deveno dar honore di Dio a chi è peggio di loro, sendo
appresso tutti Dio quel che ci può far ogni bene et
ogni male, e padre e creatore di tutti, e sommo bene, opur
«illud quo melius excogitari non potest».
Son empi et inescusabili
in secondo grado quelli che adoraro gl’huomini a
loro equali di natura, come gl’antichi Greci e Romani et Egittii,
che adoraro Giove, Hercole, Apollo, Romulo, Augusto,
Iano e simili. Perché, sendo noto che Dio è miglior di noi, e
bene sommo, si dovea subito conoscere che gl’huomini non
ponno essere Dei.

E se mi dici che questa gente conobbe un sommo Dio vivo
e vero, e questi per secondi Dei, e che gl’adoravano nel modo

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