Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 165

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dell’anima; dunque questa si deve a lui offerire, e con li sacrifitii
esteriori protestarlo, et animar il popolo di questo sentimento,
tal che son certo che non ha il Mondo maggior sacrifitio
di quello quando l’huomo dedica se stesso, quando si fa
religioso et applica al servitio di Dio con l’animo e con la vita.

E benché Averroè stimò questo ociosità, perché non serve alla
Repubblica, egli non conobbe l’altra vita, e si ridea di Christo
e di Macone suo e di ogni legge. Né credeva che l’orationi
giovassero a noi, e che l’heremita, pregando per la Repubblica,
facea grande utile, e dona /esempio agl’altri di ben vivere,
et a temere Dio, senza il qual timore, ben fomentato da savii
e pii, nulla Republica può sossistere anche secondo il Macchiavello.
Lascio stare che Dio non manda sempre flagelli
universali per la bontà di pochi. Tutte nationi concorsero a
questa credenza, e che Dio esaudisce l’orationi con manifeste
prove si è visto. E benché ab aeterno ha predestinato quel chi
ha da fare, pure ha predestinato che si preghi, e che gli effetti
suoi vengano a mostrarsi per questa via, come ci dona il frumento
multiplicato, se noi seminamo la terra\. Però gl’hebrei
hebero li nazarei e farisei et esseni sacerdoti e religiosi sequestrati
a questo divino culto. Li turchi et Arabi e Persiani han
diverse foggie di religioni come noi. Molto più gl’indi orientali,
e li giapponesi han li Bongi, e tra christiani son li clerici e
li monaci e li frati, e per tutto questa gente, applicata al divin
culto, è esente di pagamenti fiscali e di angarie, perché li figli
di Dio a lui sacrati non sono soggetti alli prìncipi per natura,
come disse Christo, «ergo liberi sunt filii», ma son mezzi fra
Dio e gli huomini, e così Aristotele dice dell’antichi sacerdoti

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