Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 195

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Esamina della precedenza delli testimonianti
e lor trionfo contra gl’opinanti,
onde si convincano i calunniatori
del vangelo.
Cap. XV
Io faccio novo principio in questo, che è tutta l’importanza di
tutta la disputa e negotii humani, e dissi così, esaminando il
vangelo e li suoi testimonii.
Ogni propositione è vera o falsa. La verità e falsità non si
conosce per opinione, ma per l’esperienze di tutti sensi, né
per relatione di opinanti, ma di testimonianti. Questo principio
deven asserire anche li scettici, che negano ogni scienza,
anche la sensitiva. Del che son convinti manifestamente almen
del quia.
Che nullo potrà negar che io mò scrivo, vedendomi, e quei
che leggeranno questa carta diranno ch’ho scritto. E se dal
propter quid ogni cosa è dubbia, che non si sa perfettamente
la quiddità, la verità del quia, che è historica, non può esser
dubia a molti che la vedeno insieme con tutti li sentimenti al
lume, e non impediti da passione propria corporale, né spinti
da proprio amore o odio.
Molti scrissero dottamente che non ci era l’altro emisferio,
e sant’Agustino e Lattantio Firmiano, huomini dotti e pii, si
burlavano di quelli che l’asserivano. Molte scole di filosofi lo
negorno, e molti lo posero in dubio. Finalmente ci andò Christoforo
Colombo, e trovò il Mondo novo, e si è visto che si
habita, e che non ci è là il paradiso terrestre, come disse Dante,

né anche nell’isole Fortunate, come molti theologi e poeti
diceano. Hor a chi si deve credere più, a questo marinaro
semplice, idiota, testimoniante de visu con li soi compagni, o
ad Agustino, Lattantio e tanti filosofi opinanti? Certo al Colombo.
Dunque il testimonio precede ogni opinione, benché
di savii e santi. Aristotele e tanti altri filosofi negano che si
possi habitare sotto l’equinottiale, alias equatore, e sotto i poli
per troppo caldo e troppo freddo, et hoggi li Portoghesi et
Inglesi, che l’han visto, fan bugiardo Aristotele e tutti gl’opinanti
con tutti li silogismi loro.
E certo, se la stima et opinione humana si potesse secondo
la natura anteporre alla testimonianza, non si potria vivere.
Nullo sapria di chi è figlio, né che sia legitimo possessor del
suo podere, perché ognun diria: questo è mio con silogismi, e tu
non sei figlio del tale, ma del tale a cui assomigli, e tu
allegando le testimonianze delli strumenti e delli vicini
e mammana valeresti nulla contra li sofisti.
Né si crederia che fosse l’altro emisfero alli naviganti, né
all’historie che fu Cesare nel Mondo, né che il turco regna a
Costantinopoli, se alli testimonianti non si donasse credito
più che ad ogni opinante santo e savio. Tutte le historie passate
sariano false, e nullo Re potria mostrar come possede il
suo regno, né di chi è figlio. Dunque, concludo che tutti
quelli che negano li miracoli di Christo e di Mosè e degl’altri,
e l’historie autentiche per opinion propria, son di nullo
credito.
Poi dissi: è naturale all’huomo credere alli proprii sensi,
perché son testimonii all’anima delle cose che stan fuor di
noi, ma quando l’occhio è losco, e l’orecchia otturata o travagliata,
e lo gusto infetto di humor bilioso, non si può credere

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