Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 60

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il nemico, perché amamo noi stessi e non volemo esser destrutti
da quello qual cerca distrugerci non per l’odio nostro,
ma per l’amor suo di viver più ampio e più sicuro. L’ignoranza
non è essere, ma non essere, perché il sapere è farsi simile
alla cosa saputa. Bugia è non essere quel che si dice, verità è
essere quel che si dice.
/Dunque dui soli contrarii sono nel mondo principii, l’ente
e il niente, et ogni cosa in quanto participa dell’essere è
buona, in quanto del non essere è mala. Ma necessario è che
participi di non essere per la distintion del mondo, altrimenti
il sole saria luna e stelle e terra et ogni cosa, se di nullo non
essere non participasse; e così il caldo saria freddo, et ogni
cosa ogni cosa, il che solo è vero nell’ente primo.
Ecco\ l’huomo talmente è huomo, che non è pietra, né
legno, né cervo, né cose assai infinite. Dunque di niente infinito
è circondato e di finito essere costa: lo stesso dico di ogni
cosa creata.
Dio, al riverso, talmente è una cosa, che è ogn’altra infinitamente:
è pietra, ma non tal che non sia huomo ancora, et è
huomo, cielo, terra, sangue etc., et è ogni altra cosa infinitamente,
et è talmente una che è tutte. E la sua natura è ogni
natura eminentemente parlando, e ’l suo nome è ogni nome,
ma infinitamente. Dunque non partecipa egli del non essere.
/Dunque, facendo le cose, a tutte diede grado di participatione
di sua Idea, ma non tutta, e restò l’una da l’altra distinta
per non esser quella; e questo non esser Dio lasciò restarli dal
niente d’onde lo fece, e si serve di quello per distintione, altrimente
egli sendo uno, tutte cose sariano una cosa. Et in vero
son una dentro all’essere, come altamente Parmenide intese, e
non Aristotele sofista, e fuor di quello son distinte, e pur rispondeno

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