Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 7

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vangelo, e la furberia di Aristotele; e così questi sendo auttorizati
levano l’auttorità al vangelo, e quasi regna un tacito consenso
di scambievole inganno, e questo è la preparatione de la
sedia dell’Antichristo.
Eccoti il papato atterra horamai, perché
così vol l’Antichristo per trovar il Mondo senza unità, e
senza guida; e li christiani lo difendono come sedia di un settario,
e non del luogotenente di Dio, con diaboliche glose
limitano l’ampia auttorità di Pietro: «Quodcumque ligaveris»
etc., «pasce» etc., «confirma» etc.
I pastori taceno, perché son
mercenarii, gridano appena quando manca la vivanda, e veramente
non so di chi dolermi, perché tutti ci havemo colpa.
Il segno vero per lo quale prima si discernea il christiano
dal gentile, da l’hebreo, e dal macomettano, e da lo heretico,
era lo spirito santo, che venia visibilmente, o facea subito
interpretare, o profetare, o operar miracoli a chi ricevea la
fede viva: almeno si sentia la gente in sé gran mutanza interiore
e miglioramento, e conoscea lo spirito santo in se stesso in
qualche modo, come san Paolo dice: «Vosmetipsos tentate si
estis in fide. An non cognoscitis vosmetipsos quia Christus in
vobis est? Nisi forte reprobi sitis» etc., et alli Romani: «Qui
spiritum Christi non habet, hic non est eius», e questo spirito
appella pigno dell’heredità, e dico che il christiano non
può star confuso della sua speranza havendo in sé tal pegno; e
altrove mostra dalli frutti della carne e del spirito l’uno e l’altro:
«Fructus spiritus gaudium, pax, caritas, longanimitas
etc.», et altrove: «Qui secundum carnem ambulant, quae
carnis sunt sapiunt (questa è la ragion di stato); qui secundum
spiritum, quae spiritus sunt» etc.
Vero è che siamo incerti del fine, e della predestinatione, e
della gratia gratisfaciente, ma non del tutto. Dunque questi

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