Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 79

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in altri corpi, come Pittagora; ma che Dio amoroso, per un
suo giuoco che fa con le creature sue, manda l’anime al corpo,
quando le crea, perché stiano in guerra perpetua, e vincano, e
si rendano degne di maggior gloria. Quelle che vanno al centro
peccaro, ma queste de la circunferenza stanno in steccato
e militia per combatter contro la caligine del mondo e contra
li demoni, che in quello habitano, e che gran festa si fa in
cielo della vittoria loro.
E pur il sole non ha peccato, e nondimeno continuamente
combatte con la terra per purgarla e mondarla, e le sue forze e
splendori rimangon spesso chiusi nella terra, e generan fuoco,
si son possenti, e liquefacendola, acqua; indurandola, pietre e
metalli, e liquefacendo et indurando e tirando insieme
con sottilezza fraposta fan piante in su lo calore ascendendo
vestito, e non potendosi distaccare da la terra col suo viscoso,
e dentro la grossezza et humore generando spiriti, fa animal,
«agitando lo spirito la mole», e distaccandola, organizandola
e movendo et avvivando, e tutte queste cose fa far Dio con
necessità, fato et armonia: però non ti ammirare che l’huom
teme di morire, che questo non è presagio di mortalità. Poi
che tu vedi che li bruti hanno solo lo spirito caldo e tenue,
che è anima loro, e la natura del caldo è di sempre esalare e
tornare al sole origine sua, e pur temeno la morte, perché si
pensano estinguersi in tutto, e non è così; ma si fanno aria, e
godon poi meglio d’esser aria libera che carcerata come son
hora: ma perché la gran passione toglie la memoria, sendo la
memoria pur moto e passione, et un magior moto toglie l’altro;
onde una gran paura o grande allegrezza ti fa scordar di te
stesso, nonché dell’altre cose: per questo temono la morte tutti
gl’enti scordati dell’essere passato, e per l’incertezza del
futuro essere, e per la certezza del presente, che sempre è buono.

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