Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 81

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tinta dal negro in più e meno, piglia tanti colori, che son
essa luce imbrattata.
Allhora io esclamai: O secol nostro scelerato e brutto, che
ti diletti solo del color negro infernale, e tutta la gente veste a
negro!
Mi disse il Cherubino: Se tu sai argumentare conoscerai
dal colore del vestire tutti li costumi di tutto il secolo e di
tutte nationi. Poi sogiunse: Voi non potete sentire li moti grandi
e li soni eccessivi, che vi frangeno e batteno lo spirito inchiuso,
e solo avete per musica li suoni languidi, composti di
grave e di acuto, bassi e molli. Ma se mai il moto de le
stelle udirete, saria stupore a conoscer quanto quelli suoni et
armonie son più vive delle vostre: ma a voi in corpo pareno
discordanti. Così come ancora non potete toccare il fuoco
vivo et efficacissimo del sole e de le stelle, perché vi guasta la
scorza e la compositione del vostro carcere, cui addolora. Ma
in cielo si tocca come cosa suavissima alli spiriti sciolti, e quanto
più la luce è viva et il calor possente, più amore e gioia a loro
reca; ma dove ci è macchia o corpolenza, come in inferno, ci
è combustione e dolore.
Mi disse di più: Mira lo spatio del mondo in giro come
puoi. Spiegai l’anima, e trovai che da la terra nostra fin a certo
limite del cielo arriva un fumo brutto, e che tutta l’aria nostra
è caliginosa rispetto al cielo fin dove arriva l’ombra de la terra.

E che questa aria è tanto più grossa del cielo, quanto l’acqua
più di questa aria, e trovai tutto questo regno aereo pieno di

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