di Raffaele Cirino

1562/1565

Paolo Antonio Foscarini nasce in questo arco di tempo a Montalto Uffugo, da Francesco Scarini (o Scaridino, o Sciarino) e da Aurifina Traversi. Il cognome ‘Foscarini’ con cui si firmava Paolo Antonio era stato mutato da lui medesimo in motivo di una sua presunta e inventata origine veneta. Del resto la conferma dell’esistenza della famiglia a Montalto Uffugo e del cognome originario è attestata da un atto notarile rinvenibile nell’Archivio di Stato di Cosenza, il quale recita: «I mag.ci Polibio e Vincenzo Scarini da Montalto, fratelli anche in nome di Francesco Scarini loro padre e di Aurifina Scarini alias Traversi loro madre, vendono a D. Fabrizio De Marinis da Montalto un gelseto, in contrada S. Giovanni, per il prezzo di ducati trentasei» (Archivio di Stato di Cosenza, Notari 30, 2, 94 [trad. di Carlo Nardi]). L’atto è datato 28 maggio 1587 a firma del notaio Giacomo De Presbiteris di Montalto. L’assenza di Paolo quale terzogenito (insieme a Polibio e Vincenzo) è, probabilmente, da addebitare al suo ingresso nell’Ordine del Carmelo, avvenuta prima di questa data, e che, come avveniva di frequente a quei tempi, lo sollevava dagli interessi e/o affari di famiglia.

1593

Paolo Antonio viene ordinato sacerdote nel 1593 e poco dopo ottiene il magistero in Teologia.

1601

All’inizio del secolo xvii Foscarini ottenne la Reggenza dello studio generale del Carmine Maggiore in Napoli e, nello stesso anno fu nominato maestro di Teologia e Sacra Scrittura, un titolo che gli permise di svolgere al meglio un altro compito di prestigio, cui assolveva nella comunità religiosa campana, che era quello della predicazione settimanale ai religiosi.

1603-1605

In questo frangente si trasferisce a Messina dove si ferma per circa due anni come insegnante nel Ginnasio pubblico.

1605

Foscarini ritorna in Calabria e mentre col fratello Polibio si impegna strenuamente ad allestire il convento dei carmelitani di Montalto Uffugo, sua patria, viene nominato Priore nel convento di Tropea.

1607

Viene eletto vicario provinciale dell’Ordine dei carmelitani per l’intera area della Calabria.

1608

È questo l’anno che, molto probabilmente, dal punto di vista ecclesiastico, regala le maggiori soddisfazioni a fra’ Paolo, poiché viene nominato all’unanimità Provinciale Superiore dell’Ordine per la Calabria durante il capitolo provinciale che si svolse a Pizzo Calabro il 6 giugno. Sia come vicario che come superiore Foscarini si impegnò a fondo per incrementare, sviluppare e promuovere l’Ordine migliorando la sussistenza degli adepti all’interno delle comunità, favorendone anche l’accesso agli studi. Ciò gli permise di dare un grande impulso sia alle vocazioni (fece costruire appositamente una casa a Monteleone) che alla diffusione sul territorio calabrese delle comunità dei carmelitani, attraverso la costruzione di nuovi conventi (Lungro, Marcellinara, Condoianni, Carità) e la ricostruzione di istituti già esistenti e distrutti da precedenti terremoti a dai corsari.

1609

Foscarini fa ricostruire di sana pianta l’importante convento di Palmi e partecipa come Provinciale al Capitolo Generale dell’Ordine, svoltosi a Roma nel convento della Traspontina.

1611

Foscarini prende parte ad un altro capitolo generale dell’Ordine e scrive la sua prima opera pubblicata a Cosenza, presso l’Editore Andrea Ricci, dal titolo: Meditationes, preces et exercitia quotidiana super orationem dominicalem per hebdomadam disposita ad vitae spiritualis perfectionem et habituum virtutum comparationem; il lavoro è dedicato ad Enrico Silvio, padre priore generale dei Carmelitani. Il testo, in realtà, faceva parte di un progetto più vasto che cominciò a vedere la luce due anni più tardi.

1613

Viene pubblicata, a Cosenza, presso il medesimo Editore, Andrea Ricci, l’opera che avrebbe dovuto configurare il progetto di una estesa enciclopedia del sapere, come era in voga in quel periodo. Il programma, a cui lavorava da molto tempo, porta come titolo: Institutionum omini generis doctrinarum tomis vii comprehensarum Syntaxis. Qua methodus et ordo, in tradendis omnibus disciplinis servandus explicatur, ut demum ad perfectam solidamque sapientiam perveniri possit. Questa volta l’opera viene dedicata al nuovo priore generale dell’ordine carmelitano, Sebastiano Fantoni. Come si evince dallo stesso titolo, il programma comprendeva sette tomi, dei quali alcuni erano ancora in elaborazione e altri pronti per la stampa; tuttavia la maggior parte di essi andò perduta al momento della morte di Foscarini. Si salvarono solo due tomi: le Meditationes, già citate, del 1611, e un altro volume che fu pubblicato dallo stesso autore un anno prima della sua scomparsa.

1615

Viene dato alle stampe il Trattato della divinatione naturale cosmologica, overo de’ pronostici e presagi naturali delle mutationi de’ tempi, edita in Napoli – presso Lazaro Scoriggio – e dedicata a Giovanni Battista Costanzo, arcivescovo di Cosenza. È questo il secondo volume singolo (facente parte della menzionata Syntaxis) pubblicato quando Foscarini era ancora in vita. Nel testo, in cui oltre agli aspetti meteorologici vengono esibiti i suoi interessi per un’astronomia anch’essa naturale, si preannuncia un lavoro più ampio e specifico sul sistema eliocentrico, lavoro che viene pubblicato nel medesimo anno, ancora a Napoli e sempre dall’editore Lazaro Scoriggio, col titolo: Lettera sopra l’opinione dei Pittagorici e del Copernico: della mobilità della Terra e stabilità del Sole e del nuovo pittagorico sistema del mondo. L’opera, la più famosa del carmelitano, susciterà grande scalpore in ambienti scientifici e, soprattutto, ecclesiastici. La Lettera veniva alla luce nel bel mezzo dell’acceso dibattito suscitato dalle posizioni di Copernico e Galileo circa la centralità del Sole e la mobilità della Terra in opposizione con la ‘verità’ dettata dalla Bibbia. La questione risultava ancora più spinosa poiché, se dal punto di vista astronomico-fisico Foscarini non aggiungeva nulla di nuovo alla teoria copernicana, dal punto di vista della esegesi biblica il carmelitano rivendicava un sostanziale accordo fra la verità delle parole delle Sacre Scritture e la realtà della nuova visione astronomica. Ecco perché, mentre il testo copernicano, nella prospettiva della gerarchia ecclesiastica, poteva essere considerato come una «semplice ipotesi matematica» e dai Commentaria al libro di Giobbe (Toledo, 1584) dell’altro uomo di Chiesa, Diego De Zuñiga, si poteva eliminare solo un semplice brano in cui si sosteneva la concordanza tra Bibbia e teoria copernicana, per l’organicità delle rimostranze della Lettera si richiedeva una censura drastica e totale: «Omnino prohibendum atque damnandum», reciterà il decreto del Sant’Uffizio.

fine marzo-inizi aprile 1615

Foscarini in questo periodo si trova a Roma. Qui, nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, svolgendo l’attività di predicatore per il periodo della Quaresima, viene informato che l’Inquisizione aveva affidato a un teologo l’esame della sua Lettera sopra l’opinione de’ Pittagorici e del Copernico per una censura dell’opera. Avendo intuito la probabile stesura di un parere sfavorevole, si decide di inviare una missiva al cardinale Roberto Bellarmino in difesa delle sue considerazioni. In tale lettera, il carmelitano si prefiggeva di chiarire meglio le sue posizioni scientifiche riguardo al rapporto con l’esegesi biblica (per favorire il chiarimento si era riproposto di riscrivere in lingua latina l’opera in questione; tuttavia, per il precipitare degli avvenimenti, il tentativo fu destinato al fallimento). In questo senso, con un nutrito numero di citazioni dei Padri della Chiesa, ribadiva non solo il disinteresse di questi ultimi da tematiche strettamente scientifiche, ma anche la superiorità della fede sulla ragione e, in ultimo, un relativo accordo tra le due posizioni rispetto alla realtà fisica esposta da Copernico e, prima ancora, dai corregionali pitagorici. L’epistola a Bellarmino si chiude con queste parole: «Io da mia parte, sebbene altri argomenti non disprezzabili mi possano venire in aiuto in questa farraginosa materia, tuttavia per non dilungarmi oltre la giusta misura, dopo d’averne apportato i suddetti argomenti a difesa della lettera, pongo fine al mio dire, sottomettendomi in ogni evenienza a Santa Romana Chiesa, nella speranza di poter addurre nuovi e più efficaci argomenti allorquando con l’aiuto di Dio, mi sarà concesso un qualche tempo libero. Questo è il mio pensiero».

12 aprile 1615

In risposta alla missiva inviatagli da Foscarini, il cardinale Bellarmino scrive una lettera al carmelitano nella quale, pur con modi suadenti, ribadisce la necessità di non parlare in alcun modo di un accordo tra ‘realtà fisica’ e sistema copernicano, e di ratificare il disaccordo sostanziale tra i passi della Bibbia e la teoria della mobilità della Terra. Nella lettera, Bellarmino insiste su tre punti: «1. Io dico, che mi pare che V.P. et il S.r. Galileo facciano prudentemente a contentarsi ex suppositione, et non assolutamente, come io ho sempre creduto, che abbia parlato il Copernico; perché il dire che supposto che la Terra si muova, et il Sole stia fermo, si salvano tutte le apparenze meglio che col porre gli eccentrici, et epicicli, è benissimo detto e non ha pericolo nessuno, et questo basta al mathematico: ma voler affermare, che il Sole stia nel centro del mondo, et solo si rivolti in se stesso, senza correre dallo oriente all’occidente, et che la Terra stia nel terzo Cielo, et giri con somma velocità intorno al Sole, è cosa molto pericolosa non solo di irritare tutti i filosofi et Theologi Scholastici, ma anco di nuocere alla Santa fede col render false le Scritture Sante […]. 2. Dico, che come lei sa, il Concilio prohibisce esporre le scritture contro il comune senso dei Santi Padri et se la P.V. vorrà leggere non dico solo li Santi Padri, ma li commentari moderni sopra il Genesi, sopra li Salmi, sopra l’Ecclesiaste, sopra Giosuè, troverà che tutti convengono in esporre ad literam che il Sole è in Cielo, et gira intorno alla Terra con somma velocità, et che la Terra è lontanissima dal Cielo, et sta nel centro del mondo, immobile. Consideri ora lei con la sua prudenza se la Chiesa possa sopportare, che si dia alla Scrittura un senso contrario a tutti li Santi Padri, et a tutti li espositori greci e latini […]. 3. Dico, che quando vi fosse vera demostratione, che il Sole sia nel mondo, et che la Terra nel terzo Cielo, et che il Sole non circonda la Terra, ma la Terra circonda il Sole, allora bisognaria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture, che paiono contrarie, et più tosto dire che non l’intendiamo che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non credo che vi sia tal demostratione fin che non mi sia mostrata […]. Et questo basti per hora. Con che saluto caramente V.P. et gli prego da Dio ogni contento».

26 febbraio 1616

Il cardinale Bellarmino – in seguito a un generico monitum – comunica a Galileo i risultati del primo processo nei suoi confronti, intimandogli perentoriamente il precetto del silenzio. Nello stesso mese di febbraio lo scienziato pisano, il quale aveva ricevuto «una copia della Lettera del carmelitano di Montalto Uffugo, compilando tre scritture note come Considerazioni sopra l’opinione copernicana, avrebbe dedicato la terza di esse a rispondere alle osservazioni mosse da Bellarmino a Foscarini» (E. Boaga, Annotazioni e documenti sulla vita e sulle opere di Paolo Antonio Foscarini teologo “copernicano”, pp. 173-178).

3 marzo 1616

L’Inquisizione, riunita nel Palazzo Apostolico alla presenza del pontefice Paolo V, notifica il decreto, che la Congregazione dell’Indice avrebbe emanato successivamente, contro tutti gli scritti che difendevano o sostenevano il sistema eliocentrico copernicano.

5 marzo 1616

Il cardinale Paolo Sfrondato, prefetto della Congregazione, promulga il decreto stampato dalla Camera Apostolica che pone all’Indice lo scritto di Foscarini, il quale verrà poi inserito nell’Elenchus dei libri proibiti stampato nel 1632.

10 giugno 1616

Paolo Antonio Foscarini muore in Montalto Uffugo nei pressi di Cosenza.

Bibliografia

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