Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 70

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Né li beni temporali son sufficienti premii della religione,
poiché quello sprezza il corpo e li honori e le delitie per contemplare
Dio, et ogni scienza è parte di religione, e fa
parte di questi effetti nelli contemplatori. Dunque sprezzar
questa vita confidato in altra non sendo cosa vana, ma di savii
amanti di Dio, bisogna dir che sia segno evidente dell’immortalità
loro.
Né può la calidezza e sottilezza de lo spirito malinconico
far questo vano disegno, poiché li veri sapienti questo affirmano,
e non li sofisti, e li pii e giusti, non gl’empii, et han
confirmato il detto loro con miracoli e con sangue e con prove
manifeste. Non si trova chi voglia morire per Aristotele o
per Galeno, ma per Christo e per Mosè mille migliara, e si
ben altri falsi legislatori han questo credito, che per essi gl’huomini
prendon la morte, la prendono solo in quanto stimano
vera la religione dell’altra vita, e qui si vede che, da chiunque
è detta, la verità ha forza stupenda di convincere il giudice
humano, e la bugia non ha sussistenza, né certezza tale.

Pertanto dico che, ogni scienza essendo splendor della
luce de la prima sapienza, la scienza dell’animali pur simiglia
alla nostra, e così han religione e profetia e medicina e republica,
ma assai inferiore alle nostre, che si ponno dir quasi
metaforiche, e tutte alla presente vita referiscono.
La herba
elitropia honora il sole e seco gira amorosamente; li lupini et
olive volgon le chiome al merige quando il sole arriva al tropico
di Cancro, e molte sequeno il moto della luna, o latitudinale
o longitudinale, e così di altre stelle. Pur l’elefanti si inginocchiano
alla luna e si lavano dopo il coito quasi del peccato,
et è da stimarsi che l’api habin religione, poi che hanno i

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