di Emilio Sergio

1509

Teseo Casopero nasce il 10 aprile 1509 a Cirò (Psychròn), una cittadina della costa ionica poco distante da Crotone, dal padre Agamennone, discendente di un’antica famiglia del luogo (ma originaria di Lecce), e da Margherita Spoletino, appartenente ad una nobile famiglia di Spoleto. Teseo è il secondogenito di quattro fratelli (Donato, Niccolò, Pietro e Pomponio) e di due sorelle (Aurelia e Jacoba). Il nome di “Giano” lo aggiunse in seguito, seguendo l’esempio di altri celebri umanisti calabresi, come Aulo Giano Parrasio (Giovanni Paolo Parisio). In particolare, i fratelli sono ricordati in uno dei suoi carmi, Ad Divum Antonium (Sylvarum libri duo, 1535, f. 109). Sempre nelle Sylvae, Teseo ricorda che il fratello Niccolò fu ordinato sacerdote (ivi, f. 114). L’altro fratello, Pietro, si diede al mestiere delle armi, e prestò i suoi servigi presso la corte del duca di Castrovillari, Ferdinando Spinelli (Epistularum libri duo, ff. 28-29).

Teseo rivela subito di possedere un precoce ingegno, e, dietro le cure dello zio materno, esperto di diritto, e molto legato ai membri della famiglia Carafa, signori delle terre circostanti, comprese nelle provincia di Crotone, che avevano come suo centro il feudo di Santa Severina, fu indirizzato nei suoi primi studi presso l’umanista Niccolò Salerno, un letterato cosentino che teneva a Rovito una scuola di latino. Il Salerno sia era noto dai primi anni Venti del xvi secolo come maestro di studia humanitatis, riscuotendo un certo successo presso i giovani figli dell’aristocrazia cosentina. Teseo ricorderà più volte nei suoi scritti la figura di questo grande maestro, in particolare nelle Sylvae (f. 109v). Dietro l’esempio di Teseo, anche l’ultimo dei suoi fratelli, Pomponio, fu inviato a studiare presso la scuola del Salerno. Che la scuola di quest’ultimo avesse all’epoca un certo seguito, è attestato da un carme di Casopero, dal titolo Ad Aloisium Papandrum et discipulos Nicolai Salerni (Sylvae, f. 65), ed in altri luoghi della stessa opera (ivi, ff. 49 e 77). Degno di nota è il carme dedicato interamente al maestro, Ad Nicolaum Salernum, che citiamo di seguito: «Cultors Pegasidum, Minervae alumne, / Carmen qui varium, novum sonoro / Dignum Maconide paras boatu / Eventu edere posteris secundo, / Felix cui facilis dabunt Camenae / Indelebile nomen, et perenne, / Ne clam sit populos fides futuros, / In te et noster amor pius, ratusque / Nosti ceu fieri queat, pusillo / Id certe facies volens labore» (Sylvae, f. 49). A questo carme, che fu pubblicato per l’appunto nella raccolta edita a Venezia nel 1535, il Salerno rispose con un carme dal titolo Ad Theseum Casoperum, che fu pubblicato l’anno successivo nella sua raccolta (Sylvulae epicedicae, encomiasticae, satyrycae, ac paraeneticae, 1536, p. 150): «Si nomen cineri dabunt sepulto / Olim fata meo, novemque musae / Me vulgo excipient, paterque phoebus, / In vatum numero iubebit esse. / Quos praesens celebrat dies, canetque / Sera posteritas, favente caelo. / Nunc qui pegasidum colis recessus, / Optas et cupide sacros liquores / Haurire, atque melos referre plectro / Phoebeo Aonium, legere nostro / Theseu, his endecasyllabis, libello».

Inizialmente sollecitato dalla famiglia ad intraprendere la carriera giuridica, il giovane Teseo non riuscì a raggiungere quest’obiettivo se non molti anni più tardi, iscrivendosi, più che venticinquenne, presso l’università di Padova, date le precarie condizioni economiche in cui versavano i suoi familiari, ma anche per la grave situazione sociale e politica che investì, nella seconda metà degli anni Venti, a ridosso del Sacco di Roma (1527), le terre centro-settentrionali del Regnum Italicum, fino alla pace di Cambrai (1529) e alla convenzione di Bologna (1530).

1526

Dopo la morte di don Andrea Carafa, principe di Santa Severina, si interessarono al giovane Teseo il nipote del defunto, Galeota, figlio di Cola Carafa, fratello di Andrea, Ludovico Angeriano, esperto di diritto, e consulente di Andrea Carafa, e specialmente Marcantonio Magno (1480-1549), anch’egli segretario del principe, ricordato dal Casopero come orator eloquentissimus (Sylvae, 8v). In memoria di Andrea Carafa, Casopero, appena diciassettenne, dedicò un’orazione funebre, oggi conservata presso la Biblioteca Marciana di Venezia, e rilegata insieme al volume delle sue opere (cfr. G. Cianflone, Giano Teseo Casopero, poeta latino del xvi secolo, 1955, p. 32, nota 12). L’orazione funebre risente dell’ingenuità retorica e dell’entusiasmo del giovane poeta: in essa il Carafa è paragonato addirittura ad Aristarco di Samo (sebbene tale indicazione resti importante sotto il profilo storico-biografico, poiché ci rivela di un interesse nutrito, presso la corte di Santa Severina, per le scienze e l’astronomia; non è escluso, al riguardo, che lo stesso Lilio, il celebre astronomo conterraneo di Casopero, abbia ricevuto i primi rudimenti di astronomia in tale milieu). Da questo momento in poi, comincia a saldarsi un legame di amicizia fra il Casopero e Marcantonio Magno; a quest’ultimo, Casopero dedicherà il volume delle Sylvae (l’epistola dedicatoria dell’opera, ff. 7-16, è datata 22 gennaio 1535, ed in essa il Casopero ricorda in parte gli anni risalenti alle morte di Andrea Carafa).

1527

Dopo aver trascorso un breve periodo presso Rocca Bernarda, esercitando la professione di insegnante, Casopero si trova nuovamente a Cirò. Qui resta fino al 1529. Nell’agosto di quest’anno, dopo avere ricevuto la notizia dell’avvenuta pace fra Francesi e Spagnoli, egli trascorre un altro periodo di studi fra Cirò e Santa Severina, in compagnia del conterraneo Luigi Lilio; riceve nel frattempo da Antonio Telesio copia dell’Imber Aureus (Venetiis, 1529), a cui risponde, ringraziandolo, con una lettera datata xiv Kalendis Augusti 1530 (Antonii Thylesii Consentini, Carmina et epistolae, 1808, pp. 27-30; cfr. Sylvae, ff. 43-45). Del rapporto con quest’ultimo ci rimane un interessante carteggio, che ci attesta della presenza di Casopero a Napoli tra la fine del 1532 e gli inizi del 1533, presso il milieu umanistico dei fratelli Martirano (v. infra, Appendice).

1532-1533

Nel settembre del 1532, Casopero decide di recarsi a Roma, cercando in un primo momento l’appoggio di un altro intellettuale cosentino, Francesco Franchini. Il viaggio a Roma si rivelò tuttavia infruttuoso, come Teseo stesso testimonia nelle sue lettere; sicché, nel volgere dello stesso anno, egli si traferisce a Napoli, trovando protezione presso i fratelli Martirano, che in quel tempo stavano allestendo i lavori di costruzione e abbellimento della sontuosa villa di Leucopetra, sita a Portici. Sempre a Napoli, Casopero incontra Antonio Spoletino, suo zio materno, che si stava occupando di rilevare Dejanira D’Aquino, promessa sposa di Galeota Carafa, per accompagnarla nel feudo di Santa Severina. Lo Spoletino, giunto a Napoli con un corteo di giovani nobili calabresi, invitò suo nipote di accompagnarlo nel viaggio di ritorno in Calabria. Nell’occasione di questo viaggio, Teseo potè confidare allo zio le sue antiche ambizioni di frequentare gli studi di diritto. Lo zio acconsentì, allorché Casopero ripartì da Cirò per raggiungere l’università di Padova nell’ottobre del 1533. Presso lo Studium patavino egli ebbe fra i suoi professori e maestri di diritto Mariano Socino e Giovanni Antonio de’ Rossi. Contestualmente, egli continuò a coltivare la sua passione per gli studi letterari, frequentando i corsi di Lazzaro Bonamico (a cui dedicò, nelle Sylvae, un epigramma, Ad Lazarum Bonum Amicum, f. 104). Attraverso il Bonamico, Casopero approfondì la sua conoscenza dei classici greci e latini, in modo particolare del pensiero di Cicerone.

1534-1535

Stabilitosi ormai definitivamente a Padova, Casoperò si preoccupò di dare alle stampe gli scritti poetici e l’epistolario che nel corso di circa un decennio egli aveva composto. Presso lo stampatore veneziano Bernardino Vitali egli fece pubblicare, nel giugno del 1535, il poema dedicato a Fastia (Amorum libri quattuor ad Fastiam), una donna bellissima, e già sposata, di cui si era invaghito durante i suoi anni giovanili; nel mese di agosto videro la luce delle stampe, presso lo stesso stampatore, i due libri delle Sylvae; e, il mese successivo, i due libri dell’epistolario. Sempre nel 1535, per le cure di Paolo da Montalto, anch’egli di origini calabresi, uscì una biografia del Casopero.

1537

Degli anni trascorsi a Padova, presso il Collegio Pratense, conosciamo poco, fatta eccezione di quel che si evince dai suoi carmi ed epigrammi, dalle sue ultime lettere, che restano una testimonianza importante per la storia dell’università di Padova, e di quel che si ricava dalla sua biografia. Con una certa attendibilità conosciamo la data in cui conseguì il titolo di dottore in diritto, e cioè nel 1537, occasione per la quale, come di consueto, egli dovette comporre e proclamare un’orazione (Oratio habita in celeberrimo collegio Patavino post examen in pontificio et Caesareo Iure vigesima luce Iulii), che fu dedicata a Jacobo Cornelio, praefectus scholasticae disciplinae.

Dopo questa data, non si hanno più notizie di lui, né di suoi eventuali spostamenti (era solito, nei periodi estivi, recarsi a Venezia), né dell’anno della sua morte.

Appendice

Lettera di Giano Teseo Casopero ad Antonio Telesio, 9 gennaio 1533, in Jani Thesei Casoperi Psychronaei, Epistularum libri Duo, Venetiis, 1535, ff. 30r-v, ried. in Antonii Thylesii Consentini, Carmina et Epistolae, Neapoli, 1808, p. 58.

«Miraris fortasse, mi Thylesi, cur praeter expectationem tuam, atque etiam meam Neapoli tam subita profectione decesserim, nec tibi saltem nunciaverim. Deos testor, atque amicitiam nostram, nequaquam fuisse mihi animum discedendi, nisi te salutato, ut decebat; atque prius tibi consiliis de abitu communicatis. Sed audi. Quum ad Martyriani aedes, atque ad tuam peculiariter aulam me contulissem, inveni obserata omnia, introeundique potestatem abnegantia, puero in vestibulo duntaxtat reperto, a quo accepi, te equum conscendisse, nec ideo quo destinaveras me potuit edocere. Itaque inveniundi tui spe destitutus. Scis enim Neapolim esse pene silvam proceris abietibus circumseptam, urgente avunculo, cui aeque ac patri sum immortaliter devinctus, tum ob sanguinis necessitudinem, tum ob innumera in me collocata beneficia, urbem istam tantopere exoptatam non sine gemitu derelinquere sum coactus. Et quaereres rationem? Non licet per epistolam, quae intercipi posset, aperire: utut res habuerit, scire debes ex usu fuisse in patriam repedasse. Non abnuo, inquies, et tu rebus tuis didicisti probe consulere. Sed patieris ignobilem, atque inglorium in tenebris diutius delitescere? Abdica segnitiem omnem Theseu, teque assere. Sunt et aliae urbes Neapoli, quod novi, forsan celebriores, atque ad studia literaria ociotiores, ubi ingenium tuum poterit elucescere. Circumvenisti me, ita ut expurgare cessationem atque veternum nisi hibernae intemperiei causatione non satis queam. Enimvero si vere novo Patavium contendero, nihil erit profecto quod in Theseo tuo debeas desiderare. Vale, et Coriolano Praesuli, necnon fratri a Secretis Regis, iuveni hercule provinciae nostrae ornamento atque praesidio unico me sedulo commendabis. Psychro nonis Ianuarii 1533».

Bibliografia

Fonti e studi

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J. T. Casoperi Psychronaei, Amorum libri quattuor ad Fastiam, Venetiis, Bernardinus De Vitalibus, 1535 (mense Junij). Un’edizione inglese con testo a fronte, sotto il titolo Amore ad Fastiam, è uscita a cura di Allan M. Wilson, Cheadle Hulme, published by the Editor, 1999.

J. T. Casoperi Psychronaei, Sylvarum libri duo, eiusdem Elegiarum et Epigrammaton libri quattuor impressit, Venetiis, Bernardinus De Vitalibus, 1535 (mense Augusto).

J. T. Casoperi Psychronaei, Epistularum libri Duo, Venetiis, Bernardinus De Vitalibus, 1535 (mense Septembri).

J. T. Casoperi, Oratio habita in celeberrimo collegio Patavino post examen in pontificio et Caesareo Iure vigesima luce Iulii, Venetiis, Bernardinus De Vitalibus, 1537.

G. Cianflone, Un poeta latino del xvi secolo: Giano Teseo Casopero. I suoi amici – I suoi tempi, Napoli, 1950; ried. ampliata e corretta Giano Teseo Casopero, poeta latino del xvi secolo, e gli umanisti calabresi e veneti, Napoli, Conte, 1955.

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G. Morgante,Saggio di un catalogo ragionato di antiche e rare edizioni stampate prima dell’anno 1550, compresi alcuni incunabuli con note biografiche e bibliografiche, letterarie e critiche, Roma, Libreria Romana, 1906, pp. 112-114.

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E. Mezzi, F. Vizza, Luigi Lilio, medico matematico e astronomo di Cirò. Ideatore della riforma del calendario, Reggio Calabria, Laruffa editore, 2010.

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N. Salerni Cosentini, Sylvulae. Epicedicae, encomiasticae, satyrycae, ac paraeneticae. Variarumque aliarum rerum descriptiones fortasse non inutiles, Neapoli, per Ioannem Sultzbacchium Germanum, 1536.

E. Sergio, Parrasio in Calabria e la fondazione dell’Accademia Cosentina: 1521-1535, «Bollettino Filosofico», Dipartimento di Filosofia dell’Università della Calabria, xxv, 2009, pp. 487-516.

A. Thylesii Consentini, Carmina et epistolae, Neapoli, ex Typographia Regia, 1808.