Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 9

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et in Roma tra christiani facea miracoli; e tanti predicanti
domenicani e gesuini in Germania tra heretici perché non
ne fanno? Questo è flagello di Dio, perché non siamo suoi
di tutto core.
Ci sono li doni nella chiesa, ma dormeno:
«Exurge, quare obdormis, Domine?». Questa è preparation
de l’Antichristo, perché esso venerà con i miracoli suoi
in questa siccità nostra, et ognuno correrà alla sua acqua
fetente. Beato chi starà saldo. Dunque non ci essendo li segni
tra noi, si non rari, e talmente che paion sogni e bugie,
paremo simili a turchi et hebrei. Onde scrissero li Germani
De tribus impostoribus; e tutto il mondo è pieno di politici,
di Macchiavellisti et atheisti.

Volendo dunque uno riconoscer la Religione, non può farlo
per via divina, che li peccati e mali essempii sono assai.
Bisogna dunque che tutte le scienze camini, e che in
nulla setta si ostini, parlo per via naturale, che per gratia divina
ogni idiota può riconoscerla meglio che li filosofi sagacissimi.

Però io mi trasfigurai nella persona loro, e mi forzai per
via naturale e politica di conoscere il vero per accertar me
stesso e la gente errante in questo gran negotio, et a tutti do
sicurtà non sciocca né finta di questa verità, parte sperimentata,
parte investigata sagacemente nelle sperienze altrui, parte
intesa con quella sagacità che trashumana l’huomo a quella
altezza dove non arriva il silogismo.
La legge di Christo ha verissimi riscontri, ma non convincon
per via naturale si non chi va filosofando per tutte le sette
con tutte le scienze, mentre oggi par simile all’altre, et in molte
cose impossibile a chi guarda la scorza. Io cerco di reaccender
la morta fede, e di svegliar li doni sopiti: ma non però mi
dico che in me siano vivi, né profeta, né miracolario mi faccio.

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