di Valentina Bellantone

ca. 1510/1520

Matteo Realdo Colombo nasce a Cremona presumibilmente agli inizi del XVI secolo. Il padre, Antonio Colombo, era un farmacista.

La sua prima formazione è di tipo letterario, come di consuetudine al tempo, e si svolge a Milano. Al termine del completamento di questo primo ciclo di studi, il padre si occupa personalmente della sua istruzione scientifica e lo avvia allo svolgimento della professione che egli stesso esercita. Dopo aver affiancato il padre per un certo periodo di tempo, quando si trasferisce con lui a Venezia, inizia a studiare chirurgia con Giovanni Antonio Lonigo.

1538

Nel 1538 Colombo decide di andare a studiare medicina a Padova. All’epoca l’università di Padova era già nota in Europa come uno dei centri più prestigiosi per lo studio della medicina e della filosofia naturale. A Padova, Colombo ha l’opportunità di avere come maestro di anatomia Andrea Vesalio (1514-1564). Di questi diviene amico e consigliere, oltre che valido allievo (cfr. C. Colombero, Colombo, Realdo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 27, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1982).

1540

Lo Studium di Padova propone la nomina di Colombo per occupare la cattedra di chirurgia; tuttavia, il senato veneto non la conferma.

1541

L’università padovana concede a Colombo la carica di assistente presso la cattedra di Vesalio.

ca. 1542

Come si evince da un passaggio del suo De re anatomica, Colombo a Padova riceve il giovane Bernardino Telesio (1509-1588), il filosofo cosentino che sarà successivamente autore del De natura iuxta propria principia (1565). Nell’opera di Colombo, in particolare nel libro XIV, il De viva sectione, è narrato l’episodio di una vivisezione pubblica di un cane femmina prossimo a partorire che aveva avuto luogo nel teatro anatomico di Padova; in questo passaggio tra coloro che assistono alla vivisezione appare il nome di Telesio, insieme a quello di altri personaggi celebri del tempo, come ad esempio Ranuccio Farnese. L’incontro risale verosimilmente ai primi anni Quaranta del XVI secolo.

1542-1545

Nel 1542 Colombo tiene lezioni di anatomia a causa dell’assenza di Vesalio; quest’ultimo era impegnato, infatti, nella pubblicazione della Fabrica. Subentra a questi come insegnante in maniera definitiva nel 1544. Egli rimane stabilmente a Padova fino al 1545.

1546-1548

Dal 1546 al 1548 insegna nell’ateneo di Pisa dove è stato chiamato dal Granduca di Toscana, Cosimo I de Medici. Negli stessi anni, Andrea Cesalpino (1519-1603) stava compiendo i propri studi a Pisa: è ragionevole supporre che questi sia debitore degli studi di Colombo sulla piccola circolazione per lo sviluppo delle sue ricerche sulla grande circolazione.

1548

Nel 1548 il papa Paolo III lo chiama a Roma per insegnare anatomia presso l’Archiginnasio della Sapienza. A Roma Colombo diviene amico di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), il quale avrebbe dovuto disegnare le tavole della sua opera De re anatomica. Il progetto, tuttavia, non trovò mai realizzazione.

1556

Nel 1556 a Roma muore Ignazio di Loyola e Colombo ha l’occasione di eseguire l’autopsia sul suo cadavere. Colombo si stabilisce nella capitale e vi rimane fino all’anno della sua morte, il 1559, ad eccezione di un breve periodo che trascorre a Ferrara per insegnare.

1559

Il De re anatomica, la sua opera più importante, viene pubblicata dai suoi due figli Lazzaro e Febo nel 1559, subito dopo la sua morte, anche se era già stata completata da tempo. Colombo aveva dedicato il De re anatomica al papa Paolo IV, ma i figli, nella pubblicazione effettuata, decidono di dedicare l’opera a Pio IV, subentrato al precedente pontefice.

Nel frontespizio dell’opera di Colombo l’autore è rappresentato mentre sta eseguendo una dissezione pubblica; una rappresentazione simile è presente nella Fabrica di Vesalio, ove, tuttavia, il pubblico che assiste è decisamente più numeroso.

Nell’opera di Colombo si descrive per la prima volta il meccanismo della piccola circolazione o circolazione polmonare; anche se in realtà Colombo non si esprime propriamente in termini di circolazione. Il termine sarà introdotto successivamente da Andrea Cesalpino.

Il meccanismo non poteva essere compreso senza aver rimosso la credenza fino ad allora accettata della permeabilità del setto cardiaco intraventricolare (ossia la parete che separa il ventricolo destro da quello sinistro). Accettando questo presupposto, infatti, era stato possibile accettare l’idea che il sangue potesse filtrare da un ventricolo all’altro attraverso pori invisibili. Andrea Vesalio aveva ipotizzato l’assenza di tali pori, ma il merito di aver dimostrato sperimentalmente questa ipotesi va ascritto a Colombo.

Una volta compreso che il sangue non passa da un ventricolo all’altro grazie alla porosità del setto cardiaco si apre la strada alla scoperta della circolazione del sangue da un ventricolo all’altro attraverso i polmoni: tramite l’arteria polmonare il sangue passa dal ventricolo destro ai polmoni e tramite la vena polmonare ritorna al ventricolo sinistro. Il meccanismo della circolazione polmonare descritto da Colombo ha suscitato l’attenzione di diversi studiosi. In particolare, G. Eknoyan e E.G. De Santo scrivono quanto segue: «between these ventricles there is a septum through which most everyone believes there opens a pathway for the blood from the right ventricle to the left, and that the blood is rendered thin so that this may be done more easily for the generation of vital spirits. But they are in great error, for the blood is carried through the pulmonary artery to the lung and is there attenuated; the nit is carried, along with air, through the pulmonary vein to the left ventricle of the heart. Hitherto no one has noticed or left in writing, and it especially should be observed by all» (G. Eknoyan, N.G. De Santo, Realdo Colombo (1516-1559): A reappraisal, «American Journal of Nephrology», 17, 1997, p. 265).

L’attribuzione della paternità alla scoperta della piccola circolazione è stata molto dibattuta: oltre Colombo, anche il medico spagnolo Miguel Servet (1511-1553), descrive nella sua opera pubblicata a Lione nel 1553, la Christianismi Restitutio, un meccanismo analogo, anche se in maniera meno dettagliata. Ma nonostante che la Christianismi Restitutio sia stata pubblicata alcuni anni prima rispetto al De re anatomica, è quasi certo che il primo scopritore del meccanismo della circolazione polmonare sia stato Colombo. L’opera di quest’ultimo, pur essendo stata stampata dai figli nel 1559, era già completa anni prima: questo elemento permette di retrodatare la scoperta della piccola circolazione da parte del Colombo. Inoltre, nell’Historia della composición del cuerpo humano, un’opera pubblicata nel 1556, ma redatta nel 1553 da un suo allievo a Pisa, Juan Valverde de Hamusco (1515?-1565), la scoperta della piccola circolazione viene attribuita al Colombo. L’opera di Servet resta comunque una testimonianza importante della circolazione delle idee scientifiche all’alba dell’Europa moderna (sulla vita e l’opera di Servet, cfr. R. Bermudo del Píno, Un Dios presente en la naturaleza. Estudios sobre teología y filosofía en la Obra de Miguel Servet, Instituto de Estudios Sijenenses “Miguel Servet”, IFC, 2011; S. Baches Opi, J.M. Urkia Etxabe, Miguel Servet. Médico y Teólogo, Fundación del Colegio Oficial de Médicos de Guipúzcoa, Instituto de Estudios Sijenenses “Miguel Servet”, 2012).

È necessario sottolineare infine, che ben prima di Colombo e Serveto, il medico siriano Ibn-Al-Nafis, nel suo commentario al Canone di Avicenna, aveva descritto in maniera piuttosto chiara il meccanismo della piccola circolazione. Questa fonte araba può essere stata una lettura comune a Colombo e al medico spagnolo.

Va detto inoltre che, al di là della scoperta del meccanismo della piccola circolazione, Colombo considera valide nell’ambito degli studi sulla circolazione sanguigna le convinzioni proprie della medicina galenica: egli non ha consapevolezza del meccanismo della grande circolazione e crede che il fegato sia il centro del sistema circolatorio e che le vene abbiano il compito di distribuire il sangue nutritizio ai diversi tessuti. Ma nonostante questi limiti, gli studi del Colombo costituiscono la necessaria premessa agli studi sulla circolazione effettuati in seguito in maniera ancora più completa da Cesalpino, e, nel XVII secolo, alle scoperte compiute da William Harvey (1578-1657), e riportate per la prima volta nel suo Exercitatio Anatomica de Motu Cordis et Sanguinis (1628); Harvey stesso riconosce, infatti, l’importanza del contributo dell’opera di Colombo per i suoi studi.

Un altro autore italiano che ebbe a considerare l’opera di Colombo (insieme a quella di Vesalio) è l’anatomo-patologo e chirurgo calabrese Marco Aurelio Severino (1580-1656), successore di Giulio Iasolino (ca. 1538-1622) a Napoli sulla cattedra di anatomia.

Nel De re anatomica Colombo dà un importante apporto alla nefrologia, correggendo la credenza galenica accettata per secoli fino ad allora, anche dallo stesso Vesalio, che il rene destro si trova più in alto di quello sinistro; il Cremonese scrive, infatti, che Galeno attraverso il metodo dell’osservazione diretta avrebbe facilmente potuto constatare l’errore in cui era incorso e vedere che in realtà il rene destro si trova in una posizione inferiore rispetto a quello sinistro.

Il De re anatomica è stato impiegato ampiamente agli inizi dell’età moderna come testo per lo studio dell’anatomia. L’opera di Colombo è stata tradotta in inglese nel 1578 e in tedesco nel 1609.

1559

Realdo Colombo muore a Roma.

Bibliografia

Opere

Realdi Columbi Cremonensi in almo Gymnasio Romano anatomici celeberrimi, De re anatomica libri XV, ex typographia Nicolai Bevilacquae, Venetiis, 1559 (ried. De re anatomica libri XV, a cura di G. Baldo e T. Brolli, Paris, Les Belles lettres, 2014).

Studi

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