Luigi Guerrini, Schede (2010), scheda 7

campanellae | ordin. praedic. | Astrologicorum Libri vi. | in quibus | Astrologia, omni superstitione Arabum, & Iudaeorum | eliminata, physiologice tractatur, | Secundum S. Scripturas & doctrinam S. Thomae & Alberti, | & summorum Theologorum; | Ita ut absque suspicione mala in Ecclesia Dei multa | cum utilitate legi possint. | [Marca] | lugduni, | Sumptibus Iacobi, Andreae, | & Matthaei Prost. | m.dc.xxix. [8], 232, [6], 24 p. 4°
[a p. 2 n.n. seconda parte, appare il seguente avviso:] typographus lectori. Opus hoc, Astrologe, sex libris, quos uno volumine compactos simul acceperam, ex ipsius authoris, ut videbatur, mente circumscripseram. Cum autem iam quievisset praelum, ecce septimus hic liber allatus est ex Italia: quo, quia maxima praefert iucunditatem utilitatemque, non putavi te esse frustrandum; segue, pp. 3-24, Astrologicorum | liber septimus.| De siderali fato vitando.

Campanella lavorò alla stesura di questa opera dal 1613 al 1614, anno in cui annunziò a Galileo il completamento dei suoi sei libri. Si suppone, ma con poco fondamento, che un personaggio non di rado presente nella tarda corrispondenza campanelliana, specialmente parigina, il conte di Castelvillano, abbia passato il manoscritto dell’opera nei primi anni venti al libraio lionese Antoine Soubron. Chiunque sia stato l’intermediario, è certo, tuttavia, che Campanella ricevette notizie da Lione sull’andamento dell’impresa e poté annunciare a Marco Aurelio Severino l’imminenza della pubblicazione in una lettera del settembre 1624. Ciò nonostante, alla morte del Soubron i sei libri astrologici non avevano ancora visto la luce e il manoscritto che li conteneva, per essere finalmente impresso, dové passare, in seguito all’acquisizione della casa tipografica, nelle mani degli editori Prost. Questi riuscirono a portare a compimento l’impresa soltanto nel 1629, esattamente quindici anni dopo la redazione dell’opera da parte di Campanella. Nel frattempo, però, una volta condotto a Roma da Napoli, lo Stilese aveva composto un agile libretto di argomento astrologico, intitolato De fato siderali vitando, con l’intenzione di indicare al pontefice Urbano VIII gli espedienti più efficaci per eludere il funesto destino che alcuni astrologi giudiziari gli avevano preannunciato. Una volta pervenuta nelle mani del Barberini, questa operetta procurò un enorme favore al Campanella, facilitando le pratiche della sua liberazione e rendendolo intimo dello scontroso pontefice, ma fu anche origine diretta di nuove cospirazioni. Inviata, infatti, clandestinamente a Lione da alcuni dei più accaniti nemici del suo autore, attivi all’interno del Palazzo Apostolico, essa vide la luce in appendice ai sei libri Astrologicorum, con numerazione propria e indipendente, e rivelò ai lettori le pratiche alle quali il papa aveva fatto ricorso per scongiurare le minacce delle stelle. Per parare, almeno parzialmente, il grave colpo, Campanella fu costretto a stendere in tutta fretta una difesa della sua scrittura che intitolò Apologeticus ad libellum «De siderali fato vitando», fatta circolare manoscritta, e mai stampata fino al XIX secolo. Fra gli studiosi campanelliani, Francesco Grillo ha sostenuto che del De fato venne impressa una stampa clandestina a Roma, di pochissimo precedente a quella lionese. Questa notizia, smentita da Luigi Firpo nei suoi numerosi studî su Campanella astrologo, sembra confermata direttamente in una lettera dello stesso Campanella a Urbano VIII del 2 novembre 1634 («Si ricordi che han fatto stampare in Roma l’astrologia di notte; e poi la donaro a Vostra Beatitudine»), ma, ragionevolmente, potrebbe essere ritenuta attendibile soltanto dopo il reperimento, finora mai realizzatosi, di almeno una copia del libretto.

Firpo, Bibliografia degli scritti di Tommaso Campanella, Torino, Tipografia Vincenzo Bona, 1940, n. 9, pp. 98-101.
Firpo, Ricerche campanelliane, Firenze, Sansoni, 1947, pp. 155-169.
Tommaso Campanella, Lettere, a cura di Vincenzo Spampanato, Bari, Laterza, 1927, p. 252.
Tommaso Campanella, testi a cura di Germana Ernst, introduzione di Nicola Badaloni, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1999, pp. 651-703 (testo latino del solo De fato con trad. it.).

Milano, Biblioteca Trivulziana, Fondo Morando