Andrea Suggi, Schede (2010), scheda 1

Tommaso Campanella, Epilogo magno (Fisiologia italiana), testo italiano inedito con le varianti dei codici e delle edizioni latine a cura di Carmelo Ottaviano, Roma, Reale Accademia d’Italia, 1939.

Tommaso Campanella ha portato a termine la composizione dell’Epilogo magno nel 1598 a Napoli, dove si era trattenuto dopo aver ricevuto dai superiori dell’Ordine domenicano, alla fine del 1597, l’ingiunzione di tornare in Calabria (il testo che ci è pervenuto corrisponde alla seconda redazione dell’opera, riconducibile agli anni tra il 1604 e il 1609). Nei primi cinque libri dei sei di cui l’opera si compone, Campanella discute problemi di filosofia della natura, mentre nel sesto e conclusivo tratta di questioni etiche. Riprendendo temi già presenti nella Philosophia sensibus demonstrata e anticipandone altri che saranno ulteriormente sviluppati nella Metafisica, Campanella delinea la propria concezione della natura esponendo la tesi dell’esistenza dei due princìpi opposti, del caldo e del freddo, e sostenendo la centralità del principio di autoconservazione che regola la vita di ciascun ente naturale, individuando l’assoluta centralità del sentire, essenziale al fine di permettere l’autoconservazione dei viventi. Nel sesto libro, Campanella delinea un’etica naturale, basata sulla consapevolezza che ciascun vivente andrà in cerca del bene, funzionale alla propria autoconservazione e al proprio sviluppo, e rifuggirà dal male, inteso come ciò che può arrecare danno. In natura, però, bene e male convivono, strettamente intrecciati: sarà perciò compito della virtù coordinare gli affetti e le passioni dello spirito, in modo tale da favorirlo nelle sue scelte e impedire che le spinte della gioia e del dolore possano trarlo in inganno. Le varie virtù vengono elencate e disposte secondo i diversi livelli di autoconservazione, distinguendo se risultano efficaci in se stessi, nei figli, nella fama o nella società.