Andrea Suggi, Schede (2010), scheda 7

Tommaso Campanella, La Monarchia del Messia, testo inedito a cura di Vittorio Frajese, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1995, pp. 45-142.

Nella Monarchia del Messia, Tommaso Campanella presenta alcune delle linee fondamentali della sua concezione politica, stabilendo quale sia il primo vero fondamento del potere e distinguendo tra governi legittimi e illegittimi. Descrive così una concezione teocratica, individuando nella sapienza, intesa come consapevolezza della natura divina dell’essere e delle relazioni organiche tra gli individui, il fondamento ultimo del governo legittimo, comprovato nella sua piena legittimità dalla condizione di felicità nella quale vive chi sia a esso sottoposto. La più alta efficacia nel vincolare in un nesso organico chi viva in uno stessa compagine statale spetta alla religione ed è per questo, spiega Campanella, che l’unità di sacerdozio e potere politico avrebbe l’effetto di realizzare la massima unità e la più stretta coesione possibili, rendendo possibile un governo universale. Il conseguimento di un’unità sacerdotale, in cui re e sacerdote finiscano per coincidere, auspicabilmente nella figura del papa, sommo interprete del cristianesimo – reputato da Campanella l’unica religione pienamente coincide con la ragione naturale e perciò l’unica che sia possibile estendere all’universalità degli uomini – coinciderebbe con il pieno dispiegamento del ‘secolo aureo’, la fase di piena e completa espressione dell’armonico equilibrio sotteso alla natura.