Tommaso Campanella, Poetica, p. 381
Rinaldi. La morte ancora d’alcuni de’ nostri eroi si deve
ad alcuni
possenti nemici [attribuire], con molt’altre
imprese segnalate, ove li nostri par che
vadino a rovina,
come Patroclo, Protesilao e Antiloco muorono per mano
di Ettore,
il quale mette fuoco alle navi, fa fuggire i
Greci più fiate, rompo le porte delle
trincere e altri simili
atti, de’ quali molti fa Sarpedone, Glauco, Deifobo,
ecc.;
e invero in questo ragionare delle morti Omero è
singolare dicitore e dell’imprese la
difficoltà dipinge minutamente,
che pare si veggano, tanto bene colorite sono:
però non porto altri esempi. In questo erra: che,
per fare le cose iperboliche e
adulatorie assai, fa Ettore,
vilissimo nella battaglia singolare con Achille, fuggir
tre
volte a torno la città, e poi esser ingannato e restar da
Minerva sotto la
figura d’Elena, e nel conflitto a’ primi
colpi cadere, onde assai meglio scrive il
Tasso la morte
di Argante, ma peggio quella di Solimano, e meglio
l’Ariosto quella
di Mandricardo e di Gradasso e di Rodomonte,
che, più vicini alla morte, più forti e
orribili si
dipingono e più repugnanti all’adversario.
Non deve il poema passare oltre a questo fine, perché
sarebbe intrare in altre materie
e azione sproporzionata,
come il Supplemento di Maffeo a
Virgilio e i Cinque canti
all’Ariosto, perché si mostra più istoria che poema, li
quali, facendosi per
muover l’affetto, ivi finir debbono
dove maggiori affetti commuovono; onde Lucano
ancora
doveva conchiuder [con] la morte di Pompeo e strage
di battaglia, e non
produr il poema in un altro principio.
E acciò s’abbia maggior consistenza dell’unità
dell’azione, si consideri se può
ricevere un nome o [no]
tutto il poema, perché quello è uno e questi no; onde
Omero poteva dire Odissea e Virgilio Eneide, perché
ogni cosa ad Enea e ad Ulisse si riferisce nel lor poema,
e
così Iliade, ove tratta le cose fatte attorno d’Ilio, benché
più
tosto Achilliade dirsi doveva, trattando per cosa
principale
l’ira e i gesti d’Achille, a cui tutto si riferisce
il poema: ma né Ilio è proprio
soggetto suo laudabile,
se non mezzo di narrare le lodi d’Achille; né