Tommaso Campanella, Aforismi politici, p. 131

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e tregue e confederazioni far con molti e più possenti, come
fecero i Macabei con Romani, temendo d’Antioco, e li Veneti
con Francesi, temendo da Spagna. Item si devono procurare
scisme et odii tra li potentati onde si teme, come
fanno i Spagnuoli tra il Turco, il Persiano, l’Abbissino,
et il Polono, il Transilvano, il Moscovita, e tra i baroni del
Francese lor emulo.
117. O perché crescono i baroni di possanza e ricchezza,
et ardiscono ribellare, come fanno i signori Giapponesi, e
spesso fecero i Napolitani e gli Francesi e Germani baroni,
che hanno la lor monarchia consumata, volendo ogn’uno
da sé vivere, e perciò rimedio è non fargli ereditare i stati,
acciò non si stabiliscano, come fa il Turco, e le terre di
presidio toglier loro, et umiliargli sotto specie d’onore.
118. O per tradimenti dei soldati suoi proprii: pero si devono
con arte trattare e guardare il corpo della forza sua
con uomini obligati con beneficii.
119. O per ripentine incursioni dei barbari et oltramontani
feroci più de’ suoi. Rimedio è opporsi a lor ignari con
religione, come fe’ il Papa Leone con Attila et il Sacerdote
di Gerusalem ad Alessandro. Et oggi ne sono le fortezze
ai confini e l’artegliarie.
120. O per abondanza di soldati mercenarii et ausiliarii
e difetto di proprii, come avenne a Ludovico Sforza. E però
si devono far continoe scelte di soldati et armare sempre i
suoi e disarmare i strani, e fare che i primogeniti soli ereditino
e gli altri siano soldati, o fare i seminarii di soldati,
come il Turco i serragli, che a’ fanciulli imparino a militare
e non conoscano altro padre che il monarca.

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