Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 105
Così si intende s. Paolo: «Noli vinci a malo, sed vince in
bono malum», e questo non è viltà, come altri pensa,
se non quando si fa nell’estrinseco e non con l’animo, che
quando si fa con l’animo è generosità. E ben disse Diogene:
se ti percuote un asino o un imbriaco, non devi vendicarti;
così tutti gl’huomini che senza ragione ti percoteno son ebri
et asini irrationali. Dunque lasciali nella loro sciagura, perché
non sanno più, et a te non fanno ingiuria, perché non san
quel che fanno, e perché: «in sapientem non cadit iniuria».
Il Telesio pur fu di questa opinione, che sia generosità lo
cedere; ma quando l’huomo cede perché non può vendicarsi
e teme, ma non perché non stima o pensa di migliorar altri
con la mansuetudine sua, non dice magnanimità, ma viltà.
Quando l’imperatore mandò ad uccider gl’Anabattisti, quelli
tutti si inginocchiaro in una campagna aspettando la morte, e
li soldati arrivando restaro confusi di vergogna, e non vollero
metter mano, e li lasciaro vivere, e così l’imperatore. Ecco
quanta forza ha la legge di Christo in chiunque l’osserva.
Non però dico che si facci male guerregiando da Christiani,
perché, se ti assalta una fiera indomita, che non può con