Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 120
non con questo sacramento divino, che rivede il conto in conscienza.
Dunque si è buono per natura, chi lo sprezza sprezza
la natura e Dio suo auttore. Né trovo la più utile legge tra
Christiani che questa della confessione, se non fosse abusata
da malvaggi e da magnati poco creduta.
Dunque abiamo visto che nelli precetti morali e ceremoniali
la legge di Christoè tutta suavità, verità, certezza,
innocenza, amore, ragione e tutta felicità in questo e nell’
altro secolo.
Mirai poi all’altre leggi delle Nationi e le trovai lunghe,
parte irragionevoli, parte empie, macchiate di ingiustitia, fatte
ad utile del tiranno o de li prencipi o de li populi, permittenti
molti vitii e scarse di rimedii, e che han per fondamento
la felicità presente, il che non correge se non li vitii publici et
atti esteriori, non li privati et interni, e per regola han la giustitia
esterna, che nella commutatione e distributione e vendetta
si esercita: onde solo i peccati contro lo stato e contro il
prossimo, provati con testimoni, correge, e mirano solo, come
dice Aristotele, a far l’huomo buon cittadino solo, ma non
buono huomo, et a toglier solo il male, ma non la radice.
Delle antiche romane e greche et egittiane, babilonie, mede,
persiane, non bisogna portar essempii, perché tutte l’historie
loro son piene, e tutti li filosofi e poeti li notoro di questi
difetti già nominati. Et invero non solo agl’huomini, ma alli
Dei faceano leciti li peccati enormi, e si cantavano per bellezza.
E la romana, che è lodata più nel libro di Maccabei quanto
alla moralità, hebbe per fondamento la gloria, come
dice Salustio, e per quella acquistare si astennero di molti
vitii comuni all’altre Nationi. Ma questo generava voglia di
vincere per ogni verso, e li facea che la guerra, che si trovò per