Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 175
E si vede che ogni Natione riverisce cose in cui pone religione,
nelle quali l’altre nationi e le bestie, che non ci credono
o non sanno, non ci conoscon reverenza e deità, benché Dio
sia per tutto et in quelle cose. E pur credo che Dio risponde
dove è chiamato, e non mira all’ignoranza, quando non è
malitiosa, ma alla voluntà pia. Dove noi lo credemo, risponde
a noi; dove lo crede altri, ad altri, pur che la credenza non sia
empia; e spesso risponde agl’empii, «ut capiantur in malitia
sua», e per fare qualche mutanza alli stati e regni
humani come suole.
Finalmente dico che l’altre cose del christianesmo irreprehensibili
mi accertano di questa, et aggiongo che, essendo
naturale agl’huomini riconoscer Dio con sacrifitii, e tutti li
sacrifitii d’ogni natione sendo per sé inetti a placar Dio, perché
Dio non ha bisogno di noi, ma solo valeno quanto alla
fede e devotione con che si offeriscono, e come segno protestativo
della nostra suggetione a Dio e della sua giurisditione
(parlo anco delli hebraici), volendo Dio magnificar il suo popolo
con sacrifitio differente degl’altri, che a Dio per se stesso
è accetto, non ha potuto né convenia dare altro che se stesso
in sacramento, perché solo Dio è accetto per sé a Dio; et in
questo sacramento è la divinità per compagnia alla humanità.
Dunque da chiunque è offerto piace a Dio, anche da scelerati
sacerdoti, non per la devotione che non hanno, ma per ragione
stessa del sacrifitio, che giova a tutto il corpo de la chiesa,
se non giova al malvagio offerente. Questa gran dignità pensila
chi ha in testa ragione e pietà e conoscienza della infinita
misericordia e providenza sollicitissima del signore verso
le sue creature.
Quando noi amamo una persona da dovero, ci svisceramo,
e ci vorriamo dare il sangue e l’anima e noi stessi (pensi questo
chi fu innamorato). Hor Dio, che è più amoroso di noi,