Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 19
crescen la pena finché diventa capitale. Ma chi si astiene fin
a ventun anno d’ogni coito è celebrato con alcuni onori e canzoni.
Perché quando si esercitano alla lotta, come i Greci antichi,
son nudi tutti, maschi e femine, li mastri conoscono chi è
impotente o no al coito, e quali membra con quali si confanno.
E così, sendo ben lavati, si donano al coito ogni tre sere;
e non accoppiano se non le femine grandi e belle alli grandi e
virtuosi, e le grasse a’ macri, e le macre alli grassi, per far
temperie. La sera vanno i fanciulli e conciano i letti, e poi
vanno a dormire, secondo ordina il mastro e la maestra. Né si
pongon al coito, se non quando hanno digerito, e prima fanno
orazione, e hanno belle statue di uomini illustri, dove le donne
mirano. Poi escono alla finestra, e pregono Dio del Cielo,
che li doni prole buona. E dormeno in due celle, sparti fin
a quell’ora che si han da congiungere, e allora va la maestra,
e apre l’uscio dell’una e l’altra cella. Questa ora è determinata
dall’Astrologo e Medico; e si forzan sempre di pigliar tempo,
che Mercurio e Venere siano orientali dal Sole in casa
benigna, e che sian mirati da Giove di buono aspetto e da
Saturno e Marte così il Sole come la Luna, che spesso sono