Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 21
molta speculazione, han debole lo spirito animale, e non trasfondeno
il valor della testa, perché pensano sempre a qualche
cosa; onde trista razza fanno. Talché si guarda bene, e si
donano questi a donne vive, gagliarde e belle; e gli uomini
fantastichi e capricciosi a donne grasse, temperate, di costumi
blandi. E dicono che la purità della complessione, onde le
virtù fruttano, non si può acquistare con arte, e che difficilmente
senza disposizion naturale può la virtù morale allignare,
e che gli uomini di mala natura per timor della legge
fanno bene, e, quella cessante, struggon la republica con manifesti
o segreti modi. Però tutto lo studio principale deve essere
nella generazione, e mirar li meriti naturali, e non la dote
o la fallace nobiltà.
Se alcune di queste donne non concipeno con uno, le
mettono con altri; se poi si trova sterile, si può accomunare,
ma non ha l’onor delle matrone in consiglio della generazione
e nella mensa e nel tempio; e questo lo fanno perché essa non
procuri la sterilità per lussuriare. Quelle che hanno conceputo,
per quindici giorni non si esercitano; poi fanno leggeri
esercizi per rinforzar la prole e aprir li meati del nutrimento a
quella. Partorito che hanno, esse stesse allevano i figli in luochi
communi, per due anni lattando e più, secondo pare al
Fisico. Dopo si smamma la prole, e si dona in guardia delle
mastre, se son femine, o delli maestri, con gli altri fanciulli;
e qui si esercitano all’alfabeto, a caminare, correre, lottare e
alle figure istoriate; e han vesti di color vario e bello. Alli sette
anni si donano alle scienze naturali, e poi all’altre, secondo
pare agli offiziali, e poi si mettono in meccanica. Ma li figli di