Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 24

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milia; e questi patiscono fatica assai e si struggono; e
l’oziosi si perdono anche per l’ozio, avarizia, lascivia e usura,
e molta gente guastano, tenendoli in servitù e povertà, o fandoli
partecipi di lor vizi, talché manca il servizio publico, e
non si può il campo, la milizia o l’arte fare, se non male e con
stento. Ma tra loro, partendosi l’offizi a tutti e le arti e fatiche,
non tocca faticar quattro ore il giorno per uno; sì ben tutto
il resto è imparare giocando, disputando, leggendo, insegnando,
caminando, e sempre con gaudio. E non s’usa gioco che si
faccia sedendo, né scacchi, né dadi, né carte o simili, ma ben
la palla, il pallone, rollo, lotta, tirar palo, dardo, archibugio.{I Solari} Dicono ancora che la povertà grande fa gli uomini vili,
astuti, ladri, insidiosi, fuorasciti, bugiardi, testimoni falsi; e
le ricchezze insolenti, superbi, ignoranti, traditori, disamorati,

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