Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 104

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e per l’imitazion di lui, giacchè tutti noi
sperimentiamo un certo grado d’innocenza innanzi
all’uso della libertà e poi cominciamo a
vacillare dietro a’ piccoli e apparenti beni o piaceri
del mondo, correndo nel principio della giovinezza
a guisa d’Adamo, imitando la nostra origine
e per ragione della comun colpa che a noi
pervenne, si come sarebbe anco pervenuta la giustizia,
ha dannto tutti, e posto il mondo in scompiglio.
Così senza vostri meriti, altrimenti la grazia
non fora grazia, Cristo venne a salvar tutti
universalmente e conferirci beni maggiori, altrimenti
non fora più abondante la grazia che il
delitto nell’artefice più potente che l’artificio
guasto e non eguale in potere e in bontade. Però
dunque, sendo Dio di tutti, a tutti grazia sufficiente
largisce senza eccezione, e a tutti accettanti
o bene usanti questo favore i meriti di Cristo
s’imputano come la virtù della testa a tutte le
membra, nondimeno con maggior misericordia
alcuni di efficace grazia ricrea, come ab initio
con la sua providenza ordinò; però questi eletti
e predestinati s’appellano, talchè nessuno per meriti
propri si salva, o per la sua osservanza della
legge, perchè nessuno può tutto et unquam osservarla
senza la grazia d’Iddio, e sovente l’uomo
in grazia non opera secondo quella, ma si lascia
cascare, talchè chi sta sotto la legge non può
salvarsi, ma resta sempre maledetto, sendo così
scritto: Maledetto, colui che non l’osserva, e non
gli ascoltatori, ma gli osservatori della legge saranno
giustificati; il che non potendo fare noi
senza aiuto divino, segue che i predestinati si
salvano principalmente per grazia, la quale accettando
con la libertà e non abusando, si salvano
per necessità seguente all’elezione divina e alla
loro accettuazione libera, onde poi operano bene
e continuamente a quel favore, onde si dicono
meritare, ma non per necessità che forza violenta
dice; e questi sono li figli d’Adamo giustificati

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