Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 113

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colpe a Dio grati ci rende, facendoci abili a ben
oprare; la qual grazia Cristo poi venne a conferire
e avendo anco l’Apostolo provata con l’esempio
d’Abraham che la giustificazione nasce
dalla fede, che Dio di cui confidiamo unanimi ci
rende e però imitar lui ci fa nel bene oprare.
Onde Cristo venne ad accendere questa fede, a
cui conformar ci dobbiamo nell’opere per diventar
capaci della gloria insieme con lui, a cui siamo
compagni nell’eredità, e avendo anco dichiarato
che non l’opere servili e carnali della legge si
richieggono, ma le spirituali simili a quelle di
Cristo, come poi anco a’ Galati espone che in
Cristo non val la legge della circumcisione, nè
del preputio, ma la fede che per carità opera bene.
Di più, avendo mostrato che Dio, per quella fidanza
che Abramo in lui mostrò, non solo in parole
ma in fatti, come più ampliamente il Genesi
dimostra e San Giacomo, poichè attualmente uscì
dalla sua terra per amor di Dio, e andò ad immolar
il figlio con la speranza che Iddio l’aveva
dato ma semplice obedendo a quel che credeva
della potenza e bontà di Dio, avendo dimostrato
l’Apostolo che Dio promise ad Abramo obediente
e credente che il suo seme aveva da moltiplicare
come le stelle e che in lui avevan da esser benedette
tutte le genti, e soggiungendo che in verità al
seme carnale d’Abramo fu dato il patto, la legislatura
e in essa le promesse di Cristo, il quale dal medesimo
linguaggio secondo la carne procede. Viene
poi a mostrare la verità di tal promessa e oracoli
esso Apostolo dicendo che la parola di Dio non è
mancata circa la moltiplicazione de’ figli d’Abramo
benchè gli ebrei rifiutassero l’Evangelio e li Gentili
l’accettassero, perché tutto il mondo è figlio
di Dio per adozione secondo la promessa d’ Abramo
o che per tutti Cristo morì e a tutti grazia sufficiente
largisce; onde mostra la differenza tra il
popolo di Dio e gli altri, perchè non basta venir
d’Abramo secondo la carne e ricevimento della

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